Agire l’attualità del comunismo

Andrea Ferroni* e Antimo Caro Esposito**

Come Partito spesso ci approcciamo alle giovani generazioni con quella che comunemente viene chiamata “attualità del comunismo”, percepita a volte come un esercizio retorico in cui ci poniamo il quesito dell’attualità del comunismo e rispondiamo positivamente per rimandarci alla riunione successiva. Pensiamo che tale tema non debba essere appannaggio di una parte, ma patrimonio comune ed intergenerazionale poiché il comunismo e, più in generale, il marxismo è una teoria che diviene prassi e viceversa e che muta, con l’evolvere dei contesti storici. Questo, infatti, non rappresenta materia morta mummificata in un “presunto” passato glorioso quando il comunismo era dottrina di stato per gran parte dell’umanità ed infiammava le passioni di tante generazioni.

L’attualità del marxismo come strumento interpretativo della realtà e del comunismo come conseguenza della trasformazione sociale contemporanea deve essere viva nella mente delle/dei compagne/i, giovani e non. Questo passaggio non va letto come naturale evoluzione del capitalismo, ma della nostra possibilità e capacità di determinare nuovi rapporti di forza. Diciamo questo affinché non si consegni una vittoria culturale alle destre che dall’89 in poi ci considerano sconfitti. Il rischio è che la narrativa e la costruzione borghese della propria realtà vengano introiettate anche nel nostro campo, comportandoci da comuniste o comunisti nello stesso modo, uguale e contrario, in cui veniamo dipinti, senza sviluppare un’autonomia culturale contro-egemonica. Infine, l’attualità del comunismo non può e non deve essere confinata come una prassi idealista ma occorre farla vivere nei rapporti con i soggetti reali.

Le due giovani generazioni

Spesso capita di rivolgersi a ipotetiche nuove generazioni confondendo la reale composizione del soggetto a cui ci si riferisce. Oggi abbiamo 2 generazioni considerate giovanili: i “millennials”, i “giovani” nati tra il 1981 e il 1995/96, ovvero persone che nel 2021 compiranno tra i 40 e i 27 anni, e la “generazione Z”, che comprende i nati tra il 1997 e il 2010. I millennials sono la generazione che è stata fatta crescere con il sogno di una nuova Europa della stabilità, del benessere e della meritocrazia e, quando si è presentata a riscuotere i frutti promessi da questo sogno, ha trovato la crisi del debito: in Italia, pagata con altissime soglie di disoccupazione giovanile.

Insomma, siamo i protagonisti di Vite rinviate di Luciano Gallino, giovani che si ritrovano adulti senza una vera stabilità, in molti casi pur avendo sempre lavorato. Questa inoltre, è la generazione che ha assaporato gli ultimi frutti di un movimento comunista e altermondialista sufficientemente strutturato, capace di narrare e farsi percepire all’esterno. La generazione Z, invece, è cresciuta in uno stato di crisi permanente, prima quella del 2007 e adesso quella del Covid-19, sono quelli nati con smartphone, (i millennials arriveranno a tale tecnologia solo verso il 2010), sono quelli che chiamano “vecchi” chi usa Facebook, ma soprattutto vissuti nella vittoria consolidata del pensiero neoliberale.

Vittoria consolidata nel senso che oltre quella politica che si registra alle elezioni c’è quella culturale. Nonostante le premesse non facessero ben sperare, ricerche sociologiche dimostrano come sia una generazione largamente favorevole ai diritti civili con una sensibilità spiccata verso l’ambiente, e dà molta importanza alle piazze virtuali che, per questo, non sono meno spietate o reali delle forme classiche determinando ugualmente fenomeni di alienazione e sfruttamento. Insomma a vivere questa frasi di crisi capitalistica, tra le tante generazioni, ci sono due giovani generazioni con processi cognitivi diversi e modi di reagire diversi.

La “generazione Z” che abbiamo incontrato

La generazione Z che il mondo ha imparato a conoscere è quella che di prepotenza si è presa le piazze per porre al centro del dibattito la questione dei cambiamenti climatici. Una lotta ambientale che non parla della difesa del proprio comune da quello o da questo ecomostro. Una richiesta di giustizia che parla al globo e un movimento che, con richieste simili, non si vedeva da qualche decennio. Questo movimento, ispirato da Greta Thunberg, nelle piazze gridava di “cambiare il sistema e non il pianeta”. Ciò che emergeva da molte assemblee, era la spinta generosa di questa generazione verso le ingiustizie perpetrate dal capitalismo di mercato e di stato ai danni dell’ambiente. Una parte consistente di questa generazione a queste ingiustizie proponeva di rispondere con due tipi di intervento, figli entrambe della stessa matrice generazionale, una risposta diretta, immediata, come l’adottare borracce o giornate di pulizia di spiagge, strade e parchi. L’altra invece rappresenta un’iniziativa di pressione sulle istituzioni e le aziende per indurli a comprendere l’importanza di un futuro sostenibile, come se questi soggetti economici non fossero consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni.

La generazione Z incontra noi

Ciò che abbiamo osservato è il fatto che questa generazione aveva l’idea di comunismo che la cultura neoliberale ha inculcato. In Italia, su questo fronte, Berlusconi è stato un vero mattatore. Comunismo e fascismo sono la stessa cosa: ideologie del passato che hanno provocato tante morti. In particolare, il comunismo viene considerato un’ideologia che nega le libertà, generatrice di povertà, fatta di gerarchie rigide. In Italia, il PCI – che ha rappresentato un pezzo di storia importante – viene invece addomesticato come un partito socialdemocratico: interpretazione della storia che ha lo stesso valore dell’accusa a Rifondazione Comunista di non essersi mai occupata realmente di lavoro.

Una mistificazione cosciente e puntuale, che in molti casi diviene la narrazione prevalente e, a volte, l’unica che arriva a ragazzi ragazze che in base alle conoscenze raccolte “giustamente” si tengono lontani, visto che conoscono solo questa storia. La sensazione iniziale, quando operavamo in questi contesti ampi, è che venivamo percepiti come utili, poiché esperti e formati in contesti di confronto e rispetto reciproco, ma sembrava che, in fondo, temessero che noi tessessimo, alle loro spalle, trame oscure. Sensazioni spiacevoli che con il tempo abbiamo provato a modificare e in alcuni casi riuscendo. 

Ritornando allo slogan “cambiare il sistema non il clima”: queste connessioni determinano il fatto che per buona parte il sistema da cambiare non è altro che una variante di questo sistema operativo. Aggiornare Android dal 10 all’11 dove l’11 è green. Su questo nodo, anche molti di quelli che si professano comunisti hanno impiegato tempo a commentare il profilo non abbastanza radicale di questo movimento. Come GC abbiamo provato ad agire in questo movimento non come soggetto esterno che aderisce ma alla pari provando a immaginare insieme un sistema operativo non solo diverso da quello attuale ma affermando che un altro sistema operativo è possibile. Ciò ci ha consentito di far rivivere l’attualità del movimento che punta ad abolire lo stato di cose presenti in assemblee larghe, con parole nuove ed evocatrici di scenari e visioni che ci facessero scrollare da dosso questa visione cupa, di comunismo da caserma o di preti che portano in giro dogmi a cui credere. Un mondo libero dallo sfruttamento dell’uomo sull’ uomo e sulla natura. In quest’ottica, abbiamo agito l’attualità del comunismo. Il capitalismo genera sfruttamento e noi proponiamo altre vie insieme a tante/i altre/i.

Praticare l’attualità del comunismo

Ciò che abbiamo descritto è il nostro incontro con un movimento di massa, nel quale abbiamo agito l’attualità del comunismo, smarcando questo tema da un nuovo dogma da portare in giro per le riunioni. L’attualità del comunismo non deve divenire una prassi idealista ma materialista. Deve servire per confrontarsi e possibilmente dirigere, se ne saremo capaci, i soggetti reali. Per quanto concerne i giovani della generazione Z, questo non può prescindere da una capacità comunicativa che permetta di rompere la monotonia del racconto del comunismo da parte del pensiero unico. In questo campo l’uso dei social è pietra angolare di tutta una strategia: eccessivi ritardi e/o uso improprio non ci assolveranno dall’aver regalato il movimento comunista e i soggetti reali al racconto delle destre.

Noi e il PCdI

A 100 anni dalla fondazione del più grande partito comunista d’Occidente nel nostro paese, serve lo stesso coraggio di osare. La stessa capacità di determinare un nuovo immaginario, capace di parlare alle nuove generazioni e non solo, di far sognare e continuare a credere che un’alternativa di società non solo è necessaria ma è possibile. Per farlo, oltre a saper portare“l’attualità del comunismo” nella sfida quotidiana della società della comunicazione, serve saper intercettare, ascoltare e organizzare ciò che tutti i giorni il capitalismo divide e schiaccia cioè le esigenze materiali e concrete di quel 99% che ha le ragioni dalla propria parte, ma non la struttura per rovesciare lo stato di cose presenti.


*Andrea Ferroni è Coordinatore Nazionale dei Giovani Comunisti/e

**Antimo Caro Esposito è Responsabile Formazione Esecutivo Nazionale Giovani Comunisti/e


Foto di Remo Cassella da Flickr.com

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