Elezione diretta dei sindaci e dei presidenti delle province: fine della democrazia

Raffaele Tecce

L’approvazione nel 1993 della legge 81 sulla elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti delle Province segna la fine della democrazia rappresentativa negli enti locali, e fa da battistrada a una torsione in senso maggioritario anche della legge elettorale nazionale.

Il principio stesso della democrazia rappresentativa viene, infatti, negato da una rappresentanza elettiva che non risponde più proporzionalmente al voto delle/dei cittadine/i .

In questo articolo tenterò di motivare articolatamente queste conclusioni drastiche, partendo dal paradosso che la maggioranza delle forze politiche presenti allora  in Parlamento (Rifondazione Comunista, Radicali, Msi, e parzialmente il PDS ) erano contrari, eppure la legge passò, seppure con molte astensioni  e voti contrari.

Il Partito della Rifondazione Comunista aveva deciso di opporsi radicalmente a questa proposta di legge, cogliendone immediatamente la pericolosità, anche con interventi del segretario Sergio Garavini.

Il gruppo parlamentare di Rifondazione Comunista alla Camera, di cui Lucio Magri era capogruppo, aveva voluto conseguentemente esplicitare le proprie ragioni con una relazione di minoranza dell’ on. Mario Brunetti.

“La prima ragione che muove la nostra opposizione radicale a questa riforma – si legge nella relazione del 24 marzo 1993 – è legata al fatto che essa è molto di più di una nuova legge elettorale per i Comuni. E’ il primo, decisivo passo di una mutazione profonda dell’intero sistema politico e istituzionale, rivolta ad affrontare e risolvere la crisi che attualmente lo investe attraverso una forte concentrazione del potere, un deperimento della democrazia partecipata e organizzata che ha caratterizzato la storia dell’Italia antifascista, e l’assunzione di un’altra ipotesi di sistema politico, quello comunemente definito presidenzialista …”

SFATARE L’ EQUIVOCO DELLE ELEZIONI DEL 1993

L’ elezione nel 1993 di Sindaci conosciuti e autorevoli come Rutelli, Bassolino, Giacomo Mancini , Castellani,  Sansa, eccetera, ma anche di sindaci leghisti al Nord come Formentini, fece in parte  passare in secondo piano, apparentemente, la gravità della legge 81/93.

La stessa nomina di assessore/i prestigiose/i come Vezio De Lucia e Ada Becchi Collidà a Napoli e Renato Nicolini a Roma sembrò una cosa nuova e positiva prodotta da questa legge.

Non è così, perché anche con la normativa previgente era possibile nominare assessore/i esterne/i al Consiglio comunale, valorizzando le competenze.

RIDUZIONE PROGRESSIVA DELLA PARTECIPAZIONE AL VOTO DOPO IL 1993

La conferma della riduzione della partecipazione al voto si evidenzia considerando i votanti al primo turno in varie città, e la differenza negativa fra quanti partecipavano prima e quanti dopo tale controriforma.

Per sintetizzare, ho preso in esame in particolare due grandi città : Roma e Napoli,sempre al primo turno, da quando questo è stato istituito.

A Roma si passa da :

-1.901.965 elettori votanti del 1976 (eletto il Prof Giulio Argan ) 

a:

-1.824.541 nel 1993 ;

– 1.729.287 nel 2008 ;

– 1.245.927 nel 2013;

–  1.145.269 nel 2021 (quando poi al secondo turno viene eletto Gualtieri ).

A Napoli si passa da :

– 707.023 elettori votanti nel 1975 (eletto sindaco di minoranza Maurizio Valenzi );

a:

– 589.311 nel 1993 ( eletto Bassolino sindaco );

– 579.204 nel 2001 (eletta Sindaco Rosa Russi Iervolino ;

– 552.110 nel 2006 ;

– 490.142 nel 2011 (prima elezione di De Magistris Sindaco  );

– 426.604 nel 2016;

– 366.374 nel 2021 (con l’ elezione al primo turno di Manfredi Sindaco).

Come si può ben vedere, a ogni turno elettorale la partecipazione democratica al voto delle cittadine e dei cittadini cala inesorabilmente.

LA TEORIA PARADOSSALE DEI DUE GELATAI SOTTO L’ASPETTO ECONOMICO E POI  POLITICO.

Questa teoria viene spesso citata nei suoi saggi dal prof. Massimo Lo Cicero, dal quale l’ ho conosciuta.

Su una spiaggia lunga 1 km ci sono due gelatai. Per non farsi concorrenza, dividono la spiaggia in due zone, e ciascuno si pone al centro della sua, risultando così a 500 metri di distanza l’uno dall’altro.

In questo modo, ogni bagnante non deve percorrere più di 250 metri per prendere il gelato.

A questo punto, un gelataio decide furbescamente di avvicinarsi un po’ verso il centro della spiaggia, allo scopo di sottrarre al concorrente una parte dei clienti che si trovano a metà strada tra i due. Conseguentemente, i bagnanti agli estremi della spiaggia saranno costretti a fare più di 250 metri. L’altro gelataio se ne accorge e si sposta di pari distanza.

Se la distanza dagli estremi della spiaggia non è eccessiva, ossia se i “costi di trasporto” non scoraggiano i bagnanti a recarsi a prendere il gelato, il processo si ripete finché i due gelatai si trovano nello stesso punto in mezzo alla spiaggia.

PARALLELISMO CON LA POLITICA

Questo paradosso identifica i comportamenti politici dei partiti durante le elezioni: i due gelatai rappresentano le coalizioni di destra e di sinistra che  per avere più voti (vendere più gelati)  tendono a spostarsi verso il centro. In altre parole tendono a far evolvere il loro programma politico verso posizioni centriste. Inoltre, sempre restando nella metafora, i gelatai, pur di guadagnare consensi al centro, tendono a correre il rischio che i bagnanti agli estremi della spiaggia rinuncino al gelato, scoraggiati dall’eccessiva distanza: questo spiega il fenomeno del crescente astensionismo.

CONSEGUENZE SULLE NOMINE ANCHE ALLA LUCE DELLA LEGGE BASSANINI.

Le leggi Bassanini hanno a che fare con la privatizzazione dei servizi pubblici e del rapporto di lavoro nel pubblico impiego (premessa della totale discrezionalità dei Sindaci nelle assunzioni intuitu personae).

Un altro colpo verso l’ obbligo di privatizzare i servizi pubblici viene perciò dalle leggi Bassanini, a partire dalla legge 59/97 , la 127/97 e successive modificazioni, quasi sempre peggiorative, che introducono due principi assai gravi :

1) la possibilità di gestione diretta in house di un servizio pubblico solo come eccezione motivata che ne affermi l’ economicità prescindendo totalmente dai diritti degli utenti:

2) la privatizzazione dei rapporti di lavoro nel pubblico impiego e la possibilità di assunzione dall’ esterno intuitu personae di dirigenti, che di fatto introduce una politicizzazione della dirigenza stessa, e il conseguente spoil system,  dimostrando semplicemente che quella professionalità precisa non esiste nell’ ente, senza neanche l’obbligo di interpello e di comparazione curriculare.

Le nomine e designazioni in Enti, Aziende, Società consortili e Istituzioni sono, ormai, in gran parte di competenza del Sindaco, e anche quando i Consigli Comunali si dotano di un apposito regolamento, questo serve solo a definire le caratteristiche necessarie del nominando di capacità, competenze, integrità ed imparzialità. 

Ecco, ancora una volta le conseguenze del carattere non rappresentativo del Sindaco nei confronti delle/dei cittadine/i  e di un Consiglio Comunale non rappresentativo delle elettrici e degli elettori.

Concludendo, vorrei riaffermare il valore politico generale di una battaglia per il ritorno al proporzionale, senza soglie di sbarramento e premi di maggioranza nei Comuni, nelle Province, e nel Parlamento.

Sul terreno della battaglia per il proporzionale, Rifondazione Comunista è stata sempre in prima linea e coerente, assumendo questa battaglia come battaglia di valore strategico.

Di Raffaele Tecce

PROFILO

Raffaele Tecce è un dirigente nazionale del PRC SE da sempre impegnato sul fronte della democrazia rappresentativa negli enti locali.

Consigliere comunale del PRC SE a Napoli dal 1993 e poi nominato assessore alle attività produttive da Bassolino nel 1995.

Dopo un lungo impegno come assessore al Comune di Napoli, anche con la Iervolino dopo il 2001, nel 2006 viene eletto al Senato, ovviamente nella lista di Rifondazione Comunista.

Dal 2008 diventa responsabile nazionale Enti Locali del PRC SE e dal 2014 lavora come assistente accreditato della delegazione “ L’ Altra Europa con Tsipras “ in Parlamento Europeo.

Oggi da pensionato continua a seguire queste tematiche all’ interno della segreteria nazionale di Rifondazione Comunista.

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