GKN: una storia di lotta di classe

Antonella Bundu*

La prima volta che sono stata in Via Fratelli Cervi n.1 era il 2019, in un’assemblea fuori dal cancello della GKN, dove gli operai e le operaie erano in presidio contro lo “staff leasing”. Oggetto della protesta era il mancato rinnovo di 20 operai assunti da un’agenzia interinale e “prestati” alla GKN. Chiedevano che venissero internalizzati, affinché venisse assicurato a chi aveva lavorato al loro fianco, con le stesse mansioni, gli stessi diritti di chi era impiegato direttamente dalla fabbrica, per contrastare la forma di caporalato rappresentato dallo “staff leasing”.

Arrivata davanti ai cancelli, in un caldo giorno di primavera, mi sono ritrovata davanti a delle persone che conoscevo di vista per aver partecipato in più di una occasione alle stesse manifestazioni, che non riguardavano le vicende della loro fabbrica, e nemmeno prettamente questioni operaie, ma anche altre questioni riguardanti diritti sociali e civili.

La seconda volta che sono andata in fabbrica, e questa volta varcando il cancello, è stato il 9 luglio del 2021, poche ore dopo che ai lavoratori e alle lavoratrici, sia dipendenti (422) che in appalto (circa 80), era stato comunicato il licenziamento, dopo essere stati allontanati dalla fabbrica con la scusa di un giorno di permesso collettivo.

Un laboratorio aperto

Da quel momento in poi, la fabbrica ha smesso di produrre semiassi ed è diventata un luogo di produzione di convergenza plurale, un laboratorio attivo, aperto a chiunque avesse come obiettivo la tutela del territorio inteso come capacità occupazionale, la rivendicazione e il miglioramento di diritti sociali e civili acquisiti e la cura dell’ambiente.

Nelle ore, e poi nei giorni immediatamente successivi a quel 9 luglio, l’assemblea permanente dei lavoratori ha lavorato per immaginare e poi per costruire un futuro per quella fabbrica, che non fosse solo conservare il posto e lo stipendio a quei lavoratori licenziati, ma quello di occuparsi e avere cura del territorio che ne usciva ferito, con 500 famiglie, ognuno con la propria storia, che da un giorno all’altro si ritrovano senza un futuro.

E tu come stai?
Era chiaro fin dall’inizio che non cercavano solidarietà, ma cercavano di smuovere qualcosa nei rapporti di forza, cambiandoli, ribaltando quella che è la visione imposta da troppo tempo dal sistema in cui viviamo, dove la lavoratrice e il lavoratore subiscono senza porsi troppe domande.  

E questo si è visto partendo dalla domanda E tu come stai? Una domanda che veniva posta alle persone che passavano dalla ex GKN, a partire da quel 9 di luglio, fra chi era lì per un parente o degli amici, per dare segnali politici, per semplice curiosità, per intervistare e scrivere articoli sulla vertenza e i suoi sviluppi. E alla domanda Come stai? rispondevano E tu come stai?

Eravamo lì per tutelare noi stesse e noi stessi, non eravamo lì in solidarietà. 

Dopo aver vinto con l’art.28 dello Statuto dei lavoratori per condotta antisindacale, e dopo aver ottenuto il reintegro delle lavoratrici e dei lavoratori ingiustamente licenziati, gli operai si trovavano sì nella condizione di lottare per il loro futuro lavorativo, ma con uno stipendio e in una situazione economica, anche se temporanea, che in molti casi era migliore di altri che lavoravano in altri settori, dal giornalista al trasportatore, dal libero professionista ai dipendenti con contratti diversi, da quelli a chiamata a quelli di part-time involontario, a quelli che non rispettavano il corretto inquadramento, eccetera. E lì il “E tu come stai?” portava a riflettere sulla propria condizione, sulla necessità di convergere e unire quelle lotte che quasi sempre erano deboli perché venivano portate avanti singolarmente anziché in forma collettiva.

L’assemblea permanente indetta dalla RSU–Collettivo di Fabbrica ha cominciato a dare forma a un immaginario diverso, non solo della lotta operaia, ma della consapevolezza della necessità di convergenza delle lotte.

Come attivista, mi sono sempre ritrovata a partecipare a manifestazioni, dove arrivavo da sola e dove c’erano piccoli gruppi formati che rimanevano in piccoli gruppi a sé, che scendevano in piazza per rivendicare quella particolare vertenza, mentre qua si imparava ad ascoltare, abbracciare e partecipare anche alle altre lotte.

Si cominciava a formare la famiglia allargata che si prende cura l’uno dell’altra. Già dai primi mesi ci prendevamo cura della fabbrica, chi come i lavoratori, all’interno della stessa, con manutenzione, pulizia, servizio mensa, e chi come solidali, con turni di guardia alla fabbrica. La mattina del 9 luglio, le dipendenti e i dipendenti accorsi ai cancelli avevano dovuto faticare per rientrare in fabbrica, dopo aver trovato delle guardie private chiamate dalla proprietà, che volevano impedirgli l’accesso all’interno dello stabilimento. Da luglio 2021 e per alcuni mesi, i solidali e gli operai si sono così impegnati in turni di guardia di 8 ore, dal lunedì alla domenica, 24 ore su 24, con postazioni all’esterno della fabbrica per controllare che non entrassero estranei in fabbrica.

Sono state messe in campo assemblee e convergenze culturali, occasioni per incrociare e condividere saperi e conoscenze su esperienze di lotte operaie, trans-femministe, ambientaliste, anticapitaliste e antirazziste. Fra i solidali ci sono le economiste e le giuslavoriste che, insieme agli operai, hanno prodotto una proposta di legge contro le delocalizzazioni, le ingegnere e gli artigiani che hanno portato alla costruzione delle primo cargo bike, i contadini che hanno condiviso i loro saperi e i loro prodotti, le editrici e gli autori che hanno partecipato al primo festival in Italia di letteratura della classe lavoratrice, la cooperativa ecologica e sostenibile di rider che utilizza le cargo bike, le associazioni con scopo mutualistico, l’apertura di sportelli di ascolto e in generale tutti i solidali che si sono messi a disposizione per dare una mano laddove ce n’era bisogno.

Le Mobilitazioni

La Grande Manifestazione, chiamata dalla ex GKN nel settembre 2021, ha portato quasi 40.000 persone a scendere in piazza, con il motto partigiano Insorgiamo e con a capo della lunga marcia dalla Fortezza da Basso verso piazzale Michelangelo, la bandiera della Brigata Sinigaglia, simbolo della Resistenza. Quella marcia però non era solo di resistenza, ma per la costruzione di un sistema diverso, nel rispetto dei diritti sociali e civili, senza alcuna contrapposizione, mettendo al centro anche la tutela dell’ambiente.

Questo modo di convergere non si è fermato nelle assemblee aperte a Campi Bisenzio, ma ha diffuso il bisogno di una discussione collettiva che ha sentito il bisogno di fare un referendum locale, che ha visto la partecipazione di 17.000 persone che hanno chiesto una fabbrica pubblica e socialmente integrata. Ha accolto solidali come me, come noi che abbiamo partecipato insieme agli operai all’Insorgiamo Tour, in giro per l’Italia e anche in alcune capitali europee. 

A marzo del 2022 c’è stata un’altra importante manifestazione, la “due giorni” insieme a Fridays for Future Italia (una realtà ambientalista importante per ribadire come il lavoro non va messo in contrapposizione con l’ambiente), che si è ripetuta con la convergenza con i movimenti ambientalisti a Bologna. Se non metti fine al neocolonialismo, allo sfruttamento di risorse e all’utilizzo di interi continenti come un vasto deposito di rifiuti indesiderati dell’Europa o come una miniera infinita di risorse da estrarre, aumenterai solo il conflitto sociale allo stesso tempo creando un esercito di sfruttati che accetteranno quel lavoro povero, abbassando il potere contrattuale di chi si rifiuta di farlo.

Il presidio dei SiCobas al deposito di Mondo Convenienza in via della Gattinella, a un centinaio di metri da Via Fratelli Cervi, che ha l’appoggio e il sostegno concreto degli operai ex GKN, è un esempio di lotta contro lo sfruttamento lavorativo dei più ricattabili. Lo sfruttamento di un montatore extracomunitario, che necessita di un contratto di lavoro per il permesso di soggiorno, che lavora per 12 ore al giorno per un contratto “multiservizi” dove vengono dichiarate 6 ore a €6,80 lordi all’ora, serve a far capire come la questione dei diritti civili vada di pari passo con i diritti sociali.  

La ex GKN si è unita alle lotte e, nel formare l’A.P.S. SOMS Insorgiamo, ha allargato la famiglia di solidali condividendo la questione di come lottare contro il sistema all’interno del sistema, per un contrasto a ogni tipo di sfruttamento.

In tutto questo, la politica nazionale era ancora immobile, sia con il governo tecnico a guida Draghi, che quello attuale, a guida Meloni.

La fabbrica è la costruzione di un immaginario collettivo 

Gli operai invece, insieme al Comitato Tecnico Scientifico, avevano individuato e messo a punto un business plan per la reindustrializzazione della fabbrica, per la produzione di un nuovo modello di pannelli fotovoltaici con una elevata sostenibilità, insieme alla produzione di cargo bike, mentre la Regione faceva scouting pubblico per formare una sorta di condominio industriale, dove altre realtà produttive, in linea con i principi di tutela del territorio della A.P.S. SOMS Insorgiamo, avrebbero potuto lavorare fianco a fianco  alla nascente cooperativa GFF, che avrebbe impiegato soci lavoratori e socie lavoratrici.

Nello stesso tempo, insieme a Dmitrij Palagi, e con il prezioso aiuto degli uffici (leggi Roberto Rota), abbiamo ritenuto importante far prendere una posizione a tutela del territorio anche dal Comune di Firenze, facendo votare un ordine del giorno che richiedeva l’istituzione di un patto di solidarietà fra Firenze e l’A.P.S. SOMS Insorgiamo. Questo atto ha portato alla delibera di giunta che ha riconosciuto il patto di solidarietà, impegnando il Comune di Firenze a “sostenere ed incoraggiare una comune azione finalizzata ad obiettivi di sviluppo economico e sociale locale; contribuire alla costruzione di un ecosistema territoriale resiliente e solidale; contribuire alla generazione di opportunità per migliorare l’occupabilità delle persone, valorizzare le loro competenze e difendere e promuovere il tessuto produttivo locale”.

Sulla base di questo patto di solidarietà, si sono aperti altri tavoli istituzionali fra il Comune di Firenze, la Regione, la Città Metropolitana e il Comune di Campi Bisenzio per la formazione dei lavoratori ex GKN. 

Gli operai e le operaie stanno diventando classe dirigente.

100 x 10.000

Mentre la parte pubblica attende di vedere come si sviluppa il progetto, la Cooperativa GFF, con socio finanziatore principale la A.P.S. SOMS Insorgiamo, il 13 settembre del 2023, ha emesso le prime azioni per un valore di €1.000.000 di azionariato pubblico, azioni dal valore di €100 ciascuna, con un rendimento di 0,25%, oltre al valore dei buoni fruttiferi postali in presenza di utili.

Nessuna speculazione. La campagna per l’acquisto solidale di azioni per la creazione di una fabbrica per il territorio, pubblica e socialmente integrata è partita.

E io ne faccio parte. 

(questo il link per chi volesse acquistare quote www.insorgiamo.org )


* Antonella Bundu è capogruppo in consiglio comunale a Firenze per Sinistra Progetto Comune, attivista e militante contro le discriminazioni, da sempre impegnata a sostegno della giustizia sociale, appartenente a diverse associazioni e realtà di movimento.

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