I carusi dell’Era Covid

Renata Puleo*

Povertà

“Un milione di poveri assoluti in più nel primo anno della pandemia: da 4,6 milioni nel 2019 a oltre 5,6 nel 2020. Le famiglie in povertà sono oltre due milioni. Senza un’evoluzione del cosiddetto ‘reddito di cittadinanza’ verso un reddito di base l’anno prossimo ci ritroveremo a commentare l’aumento di un altro milione di poveri. […il RdC è] in realtà un sussidio di ultima istanza collegato a politiche attive del lavoro particolarmente feroci […]

Più che una diga, questo ‘reddito’ è stato un lenitivo che non ha raggiunto nemmeno tutta l’area della povertà assoluta preesistente al Covid. […] Altro dato fondamentale per capire la natura della crisi: sono colpite le famiglie con figli minori ed è aumentata la povertà assoluta dei bambini e degli adolescenti: 1,3 milioni di persone.

Secondo l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza Carla Garlatti tra il 2019 e il 2020 i minorenni in povertà assoluta sono aumentati di 200 mila unità. L’incidenza di povertà assoluta è più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti. E qui emerge il lato più inquietante, e meno discusso, della misura voluta da Lega e Cinque Stelle nel 2019: il suo razzismo. Per l’Istat le famiglie dei cittadini stranieri extracomunitari con figli sono le più colpite (29,3%). Tranne quelle residenti da più di dieci anni le altre sono escluse dal beneficio del ‘reddito’ da una norma abnorme e incostituzionale”1.

L’articolo citato si muove su tre direttrici: l’aumento del numero di poveri, l’insufficienza dei provvedimenti (misure senza respiro strutturale) e il razzismo che li ispira. Mi limiterò a un commento relativo al solo dato relativo agli effetti sui minori di questa situazione, fra miseria e lavoro nero.

L’Onu: i minori sempre più schiavi al tempo del Covid ”. Così il titolo del quotidiano “Avvenire” a corredo del rapporto dell’Unicef e dalla Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) sull’incremento del numero di minori fra i 5 e gli 11 anni impegnati in lavori di sostentamento famigliare, e sulle vittime dell’impiego in mansioni pericolose di quelli in età compresa fra i 12 e i 14 anni2. Se il dato sul lavoro minorile, riguardante l’America Latina, i Caraibi, l’area del Pacifico – continua l’articolo – ha subito negli ultimi anni un arresto in termini percentuali e assoluti, oggi registra una nuova impennata.

I dati Istat per il 2020 per l’Italia, si legge in un altro commento pubblicato sul giornale cattolico, segnalano un livello di povertà delle famiglie al suo massimo, da 16 anni a oggi, con distribuzione quasi uniforme fra Nord e Mezzogiorno. Colpendo le famiglie, la mancanza o la carenza di reddito ha accentuato le difficoltà a mantenere i minori al di sopra della soglia di povertà3. La povertà è tornata da essere una parola molto usata. Inevitabile flagello fisiologico in ogni società da gestire con misure di contenimento senza intaccare i rapporti di classe, nel revival delle Poor Laws inglesi, i poveri oggi sono visti come un effetto secondario della pandemia, piaga biblica o nuova pestilenza ricorrente, nel misconoscimento delle cause sistemiche dell’attuale modo di produzione e distribuzione delle risorse.

Carusi

Non può dunque stupire che aumenti il tasso di lavoro minorile, del resto già a livelli di guardia soprattutto nel nostro Sud, anche prima della pandemia.

La povertà famigliare ha conseguenze drammatiche. La mancanza di protezione verso le creature piccole si manifesta in violenza domestica, abbandono scolastico, favoreggiamento – e conseguente sfruttamento – del lavoro minorile4

La lettura del rapporto odierno dell’Onu mi ha rimandato a alcuni commenti che scrissi nel 2015 su una rivista on line, a ridosso della presentazione in Parlamento, il 9 luglio 2014, da parte di Massimo De Felice, Presidente dell’INAIL, della relazione annuale relativa all’andamento della vita dell’Istituto nell’esercizio finanziario 20135. I numeri sugli infortuni e le malattie professionali erano corredati da tabelle comparative per età, anni, tipologie. Alla tavola B1.5 “Infortuni per classe di età e anno di accadimento”, la prima riga recita: (lavoratori) fino a 14 anni – 2009/n.59.863 (incremento costante negli anni successivi) – 2013/n. 63.828 – denun- ciati 3 decessi, accertati 0. Nelle righe successive, i dati relativi ai lavoratori dai 15 ai 18 anni risultano stabili negli anni considerati, fino alla cifra di 34.390 per il 2013. Quelli relativi alla classe di menomazione registrano 791 casi fino a 14 anni 6. Dunque, il lavoro minorile emerge anche nella lettura degli ispettori del lavoro. 

L’ISPELS, Istituto Superiore per la Prevenzione, già nel 2003 nel testo “Proteggi il nostro futuro” descriveva il lavoro minorile in Albania, Romania, Turchia, India rurale e in Italia, collegando la presenza del fenomeno ai dati del PIL, e dunque alle condizioni socio-economiche dei paesi analizzati7. I dati raccolti con diversa metodologia (questionari, interviste, rilevazioni statistiche), dall’ISTAT, dalla CGIL e dall’Onlus Save the Children (in collaborazione con l’associazione Bruno Trentin–IRES) nel 2013, vedevano impiegati circa 145.000 minori (7-14 anni) in imprese famigliari quelle commerciali e artigianali, circa 420.000, di cui 1/6 stranieri. Stime aggiornate nel 2020 per minori dai 5 anni al lavoro nel mondo vedono un aumento secco del totale. Il dato italiano annovera numeri in salita anche a causa della pandemia e della chiusura della scuola.

Povertà educativa

Gli Early School Leavers (minori che lasciano la scuola) ne La Buona Scuola (2015) sono considerati “disaffezionati” che la scuola “non sa tenere con sé”. Bandito ogni riferimento alle condizioni socioeconomiche delle famiglie, ai territori governati dalle mafie, alle imprese criminali o semplicemente fuori regola (l’87,65% dell’imprenditorialità italiana, secondo i rapporti INAIL).

Anche la relazione a cura di Marco Rossi Doria, per la Cabina di Regia per la Lotta alla Dispersione Scolastica e alla Povertà Educativa (2018), istituita dall’ex MIUR, oggi MI, poco correla l’abbandono e la dispersione al dato socio-economico e punta sulle carenze della scuola “tradizionale”, troppo legata a metodologie trasmissive, un ritornello divenuto un mantra anche per l’attuale Ministro Banchi8.

Art 1, Costituzione Italiana

I diritti del lavoro, come possibilità di espletamento di un’occupazione che dia accesso a una buona vita e dunque come sistema di tutele per il lavoratore, sono sotto attacco da circa vent’anni. La contrattazione si è frastagliata in innumerevoli modalità, sempre all’insegna della flessibilità del capitale umano immesso sul mercato9. La legge 300 del 1970, Statuto dei Lavoratori, ne è uscita man mano mutilata. Il lavoro minorile vietato dal 1967 ha ripreso fiato, complice la povertà ma anche effetto dell’enfasi sulla vita umana intesa solo come fonte di capitalizzazione.


1 R. Ciccarelli, Un milione di poveri in più in un annoil manifesto, 17 giugno 2021

2 L. Miele, Avvenire, 11 giugno 2021; https://www.onuitalia.com/2021/06/10/minorile-3/

3 L. Mazza, Povertà da record, Avvenire, 17 giugno 2021

4 Dispersione e abbandoni scolastici soprattutto per bambini e giovani provenienti da famiglie rese vulnerabili dalla povertà in: a cura di F. Barca, Forum Disuguaglianze e Diversità Cambiare rotta. Più giustizia sociale per il rilancio dell’Italia, Laterza, Bari Roma, 2109, pp. 47/51). Per la situazione nella capitale: AA VV, Le mappe della disuguaglianza. Una geografia sociale della disuguaglianza, Donzelli Roma, 2019. 

https://www.agensir.it/quotidiano/2020/11/5/poverta-educativa-unicef-al-via-i-14-forum-territoriali-del-progetto-lost-in-education/

http://www.flcgil.it/rassegna-stampa/nazionale/marco-rossi-doria-con-la-pandemia-crescono-le-disuguaglianze-sociali-ed-educative.flc

https://www.savethechildren.it/blog-notizie/articoli/poverta-educativa

https://www.agensir.it/quotidiano/2020/6/12/lavoro-minorile-teselli-cgil-in-italia-oltre-340-000-baby-lavoratori-3-su-4-in-attivita-familiari-chiusura-scuole-avra-effetti-devastanti/

5 https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/i-carusi-del-xxi-secolo-il-lavoro-minorile-in-italia;

Il 12 giugno è la giornata mondiale dedicata alla eliminazione del lavoro minorile, come da obiettivo 8.7 dell’Agenda 2030. Forse servirebbero meno impegni formali, meno retorica, e più azioni di lotta all’attuale sistema economico e culturale.

https://unric.org/it/obiettivo-8-incentivare-una-crescita-economica-duratura-inclusiva-e-sostenibile-unoccupazione-piena-e-produttiva-ed-un-lavoro-dignitoso-per-tutti/

6 Tabelle e dati aggiornati divisi per Regioni in https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/pubblicazioni/dati-inail.html

7 Rimando ai link inseriti in nota ai due articoli pubblicati in “La città futura” (nota 5)

https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Rapporto+sul+contrasto+del+fallimento+formativo/7575f155-63f9-479a-a77f-1da743492e92?version=1.0

9 Cito le principali riforme del lavoro: Treu, 1997; Biagi, 1993; Fornero, 2012; Renzi, 2014. Se ne attende un’altra da parte del Governo Draghi…


* Renata Puleo, già Maestra di scuola elementare, Direttrice Didattica, Dirigente Scolastica, formatrice sui temi attinenti la valutazione. Svolge l’attività politica nel Collettivo NiNaNd@ che si oppone ai processi di aziendalizzazione della scuola e alle attuali derive della didattica digitale.


Foto da pixabay

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