Indagine su Picelli. Fatti, documenti, testimonianze

Sergio Dalmasso

Franco FERRARI, Indagine su Picelli. Fatti, documenti, testimonianze, Youcantprint, Lecce, 2023.


Guido Picelli è l’eroe delle barricate di Oltretorrente, a Parma, dove nell’agosto del 1922, le squadre fasciste, capitanate da Italo Balbo, subiscono una delle poche sconfitte sul campo.

Nato nel 1899, orologiaio, attore, interventista, partecipa alla guerra mondiale nella Croce Rossa. E’ allievo dell’Accademia militare. Nel 1921 è eletto parlamentare per il PSI. Nel 1922 passa al PCd’I, con la corrente dei Terzinternazionalisti. Nell’agosto 1922, è l’anima delle barricate parmensi, nella convinzione che l’unità (socialisti, comunisti, anarchici…) negli Arditi del popolo sia l’unico strumento per opporsi alla marea fascista. Rieletto parlamentare nel 1924, per il PCd’I è autore di un atto simbolico: l’esposizione, il 1 maggio,  della bandiera rossa dalle finestre della Camera.

Più volte condannato, sfugge all’arresto, in quanto eletto alla Camera, ma nel 1926, decaduti i parlamentari di opposizione, è condannato a cinque anni di confino (“le vacanze”, secondo Berlusconi) a Lipari. Da Lipari fugge nel 1932 ed è esule, con la moglie Paolina, in Francia, in Belgio, in URSS.

Qui, non trova le condizioni sperate: è escluso dalla Scuola leninista, dall’accademia militare, lavora come operaio in fabbrica, isolato nel clima drammatico di sospetto proprio dell’URSS dell’epoca.

Nel 1936 ottiene la possibilità di andare a combattere in Spagna. Nel passaggio a Parigi, incontra un esponente del POUM spagnolo che gli offre di partecipare all’organizzazione delle milizie della formazione di sinistra eterodossa. Sceglie, invece, le brigate Garibaldi, legate al partito. E’ forte, in lui, la speranza di potere ricostruire, contro il fascismo internazionale, quella unità di comunisti, socialisti, anarchici… che era presente nell’esperienza degli Arditi del popolo, purtroppo scarsamente praticata negli anni di ascesa del fascismo italiano.

Il 1 gennaio 1937 partecipa alla conquista di Mirabueno. Il 5, in uno scontro viene colpito a morte.

Il libro di Ferrari, parmense, attento studioso di tematiche internazionali, tenta di ricostruire l’ultimo giorno della vita di Picelli, e di rispondere a molti interrogativi, nati dopo la sua scomparsa.

Già negli anni ’50, nel clima della guerra fredda, i dubbi sulla morte di Picelli sono usati per una forte campagna anticomunista. Nel 1953 è in Italia il generale Valentin Gonzales (el Campesino) che ha combattuto nella guerra civile sul fronte repubblicano. La sua testimonianza è netta: Picelli è vittima del “fuoco amico”, è ucciso dagli stessi comunisti che vogliono colpirlo per le sue posizioni eterodosse.

A distanza di anni, riprende questa tesi Giancarlo Bocchi, scrittore e regista, che, dopo Guido Picelli (Milano, Imprint 2013), torna sul tema nel centenario delle barricate di Parma, con Chi ha ucciso Guido Picelli ? (Milano, Imprint, 2023).

Bocchi insiste sulle scelte non ortodosse di Picelli, sui suoi rapporti con settori anarchici e del socialismo di sinistra, ricorda le difficoltà vissute nell’esilio in URSS e gli scarsi appoggi ricevuti dal partito. Usando la testimonianza di Giorgio Braccialarghe, con lui al fronte, che parla di morte per una pallottola al cuore, alle spalle, avanza dubbi sulla versione ufficiale. La sua tesi è netta: il comunista parmense è vittima di Stalin. La sua tesi è confermata da Arrigo Petacco, autore di A Mosca solo andata. La tragica avventura dei comunisti italiani in Russia (Milano, Mondadori, 2013).

Ferrari, nel suo studio, ha un doppio merito. Quello di offrire una documentazione completa sul caso, dalle testimonianze ai documenti ufficiali, dagli articoli di giornale ai necrologi, dalle lettere della moglie ai discorsi “ufficiali”; quello di inquadrare la figura di Picelli nel clima del movimento comunista italiano fra gli anni ’20 e ’30, fra esilio, tentativo di presenza in Italia, bordighismo e trotskismo, rapporti contraddittori con le altre formazioni antifasciste, repentini cambi di linea dell’Internazionale.

Ancor più, davanti alle certezze di Bocchi che non si basano mai, però, su fatti certi, ma solamente su “indizi”, ipotesi, tesi che a volte sembrano precostituite, Ferrari offre un quadro complessivo sull’”eroe delle barricate”, e sul “caso”, ribadendo la tesi della morte sul campo, per mano nemica.. Da non perdere le testimonianze di Grieco, Togliatti, Nenni, dell’anarchico Antonio Cieri, della moglie Paolina Picelli, gli scritti sui giornali comunisti e socialisti (anche sull’“Avanti” massimalista); da leggersi con La mia divisa. Scritti e discorsi politici di Guido Picelli (Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 2021, a cura di William Gambetta).

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