La via crucis sulle condizioni di lavoro e sull’organizzazione dei nidi e delle scuole dell’infanzia a gestione diretta di Roma Capitale

Rappresentanti ADL Cobas Roma Capitale

La situazione “storica” dei servizi comunali per l’infanzia

I Nidi e le Scuole dell’infanzia di Roma Capitale vivono da molti anni uno stato di sofferenza, a causa di una politica di tagli che vede questi servizi come una spesa e non come un valore su cui investire. Tutte le Giunte che si sono succedute hanno infatti attuato per questi servizi solo azioni di risparmio, andandone a inficiare progressivamente la qualità.

I fondi per l’edilizia scolastica, la manutenzione ordinaria e straordinaria, così come quelli per l’acquisto di arredi e materiale didattico, sono irrisori; il budget per il personale supplente è stato drasticamente ridotto, e la conseguente mancata copertura del personale assente crea un sovraccarico di lavoro per il personale in servizio e spesso rende impossibile lo svolgimento delle attività pedagogiche e didattiche programmate.

Il personale si trova ad operare in tali condizioni di continua emergenza e, in un ambito così importante e delicato, viene lasciato solo ad affrontare problematiche che richiederebbero un intervento e un supporto psicopedagogico.

Questa Amministrazione si vanta di star facendo molto per invertire questo trend, ma a oggi i fatti smentiscono i proclami.

Innanzi tutto i numeri relativi alle assunzioni, presi a scudo per evidenziare questo cambiamento epocale, questa variazione di rotta, in realtà arrivano a malapena a rimpiazzare i pensionamenti, non sanando quindi le carenze croniche di organico.

Inoltre, anche per questa Amministrazione, come per la precedente, le assunzioni poi si pagano con una riduzione delle spese per il personale supplente, non solo per la copertura dei vuoti d’organico ma anche per le supplenze giornaliere, costringendo il personale in servizio a lavorare in condizioni di “fuori rapporto”, creando un sovraccarico che poi genera affaticamento e il conseguente aumento delle assenze, in un circolo vizioso svilente e stremante. In particolare, nei Nidi, da settembre aumenterà la condizione di lavoro in “fuori rapporto”, data la decisione unilaterale di diminuire ulteriormente l’organico di fatto.

Le nuove contraddizioni della gestione comunale

A questo quadro poco edificante si aggiungono le recenti decisioni in merito alla definizione delle progressioni riguardanti le aree del personale insegnante ed educatore e l’istituzione della figura del coordinatore pedagogico.

Ora per chiarire è necessario sottolineare una serie di questioni legate all’applicazione del CCNL Enti Locali ‘19-’22.

Innanzi tutto, il CCNL definisce che i profili professionali di insegnante ed educatore, collocati in fase transitoria nell’area degli istruttori amministrativi, devono traslare nell’area dei funzionari, con una deroga sui titoli, fino al 2025. Nell’allegato A del suddetto Contratto, infatti, questi due profili compaiono tra quelli appartenenti all’area dei funzionari e delle Elevate Qualifiche.

Pertanto la progressione del personale educativo e scolastico nell’area dei funzionari è un atto dovuto in conseguenza dell’innalzamento del titolo di studio per accedere a questi profili professionali (dal diploma alla laurea) e dovrebbe interessare tutta la categoria.

Va sottolineato che il requisito per l’accesso all’area degli istruttori è sempre stato ed è tutt’ora il diploma, tranne che per il personale educativo e scolastico (inserito in quest’area, ex categoria C) a cui a partire dai concorsi pubblici banditi dal Comune di Roma dal 2005 in poi, viene consentito l’accesso o con diploma conseguito entro il 2002 o altrimenti con la laurea. Quindi, già da parecchi anni, si sarebbe dovuto procedere all’inserimento di questo personale nell’area dei funzionari (ex categoria D), poiché, a fronte dell’aumento della professionalità richiesta, deve corrispondere una adeguata retribuzione e un adeguato inquadramento contrattuale.

L’Amministrazione però, invece di definire un percorso scaglionato di progressioni verticali che, a fianco dei concorsi pubblici, porti, da qui al 2025, il personale citato nell’area dei funzionari e delle EQ, decide di bandire solo 200 posti per funzionario educatore e 200 per funzionario insegnante. Un numero decisamente esiguo se si considera che il personale di ruolo supera le 10000 unità. Ciò creerà una situazione in cui poch@ elett@ (prescelti?) avranno un inquadramento economico più vantaggioso a parità di mansioni.

Inoltre, interpretando in maniera pesantemente retroattiva la legge, esclude tra i titoli d’accesso per partecipare alla procedura selettiva, alcuni dei diplomi con cui il personale negli anni passati è stato ammesso ai concorsi pubblici ed assunto in ruolo, nonché le lauree non afferenti a quelle pedagogiche, escludendo le lauree in psicologia.

E come se non bastasse, l’Amministrazione ha pensato bene di destinare nel bando per le progressioni verticali del personale insegnante ed educatore, 300 posti per l’istituzione della figura del coordinatore pedagogico. Una figura nuova che, a detta di questa Amministrazione, non esisteva; i servizi educativi non avevano una figura di coordinamento.

Anche qui va fatta un po’ di chiarezza!

E’ vero che la figura del coordinatore pedagogico è stata inserita solo con l’ultimo CCNL Enti Locali, recependo la legge che lo istituisce, nell’ottica di creare un coordinamento uguale per tutti i servizi educativi e scolastici, pubblici e privati a livello nazionale. Ma ciò non vuol dire che non vi erano figure e livelli diversi di coordinamento di questi servizi, che seppur chiamati diversamente svolgono ancora oggi le stesse mansioni attribuite al Coordinatore pedagogico (art 94bis).

Già nel regolamento della scuola dell’infanzia del Comune di Roma, del 1996, si parla della figura del Coordinatore Educativo, in seguito ridefinito “Funzionario Educativo” ed a cui è stata conferita la Posizione Organizzativa, in conseguenza di un aumento dei servizi 0-6 loro assegnati. Inoltre, nel marzo 2022 sono stat@ assunt@ 80 funzionari educativi da concorso pubblico per coprire i posti resi vacanti dai pensionamenti.

A queste figure, la stessa Amministrazione che un anno prima aveva augurato buon lavoro e affidato la gestione di nidi e scuole, oggi dice che devono essere rimpiazzate dai coordinatori pedagogici e quindi dirottate negli uffici a svolgere non si sa bene quali mansioni.

Ma come Murphy insegna al peggio non c’è mai fine, e pertanto non è finita qui.

Anche se la legge nazionale e quella della Regione Lazio definiscono valide le lauree in ambito psicologico acquisite prima della sua emanazione, l’Amministrazione capitolina restringe alle sole lauree in scienze pedagogiche i titoli di accesso per la progressione verticale per la figura di coordinatore pedagogico, creando così la situazione paradossale per cui queste figure neoassunte, tra cui sono molt@ psicolog@ iscritt@ all’Albo (anche in quello degli psicoterapeuti), non vengono considerate abbastanza competenti per svolgere la mansione di coordinatore pedagogico, mentre un insegnante o un educatore con una laurea triennale in scienze pedagogiche o equipollenti è ammesso a tale procedura selettiva.

Insomma, questa vicenda legata all’istituzione del coordinatore pedagogico fa acqua da tutte le parti, tanto che ha creato anche una spaccatura tra Cgil  Cisl e Uil. Dalle notizie a mezzo stampa, si apprende che la Cgil ha impugnato il bando, mentre Cisl e Uil pare abbiano firmato l’accordo sulle progressioni verticali.

Noi come ADL Cobas abbiamo indetto lo stato di agitazione e partecipato a presidi di protesta insieme alle altre sigle di base, e presto avvieremo anche le procedure legali a tutela dei/le lavoratori/trici.

Tra i motivi dello stato di agitazione, oltre alle questioni sopra esposte abbiamo anche denunciato il mancato rispetto degli accordi presi con l’Ordine degli Psicologi del Lazio in merito alla valorizzazione del personale capitolino iscritto all’Albo, avviando una procedura di assunzione di 30 nuovi psicologi da altre graduatorie della PA, invece di prevedere dei processi di mobilità interna o di progressione tra aree del personale già assunto. Cosa che sarebbe stata un atto dovuto per i/le propr@ dipendenti, dal momento che da più di 15 anni non vengono indetti bandi o altre procedure per la copertura di tale profilo professionale, che aveva anzi dichiarato a esaurimento.

Anche i funzionari educativi neoassunti hanno creato un coordinamento e scritto ai vari rappresentanti comunali e regionali, ma a oggi Roma Capitale non vuole sentire ragioni e sia ai tavoli di trattativa, sia in sede di commissione, ripropone la stessa sequela di descrizioni di azioni positive che si attribuisce in maniera del tutto autoreferenziale, ed è refrattaria a qualsiasi critica, in pieno stile “Partito Dittocratico”.

Abbiamo inoltre chiesto senza ottenere risposte, perché, a fronte dell’inserimento del profilo di insegnanti ed educatori nell’area dei funzionari, al coordinatore pedagogico, avendo un ruolo superiore, non vada attribuita la posizione di EQ. Ci sembra che nonostante le dichiarazioni di voler lavorare per valorizzare il personale, ancora una volta quello del settore scolastico educativo (sarà un caso, a maggioranza femminile) si troverà a svolgere mansioni superiori non riconosciute da un giusto inquadramento e retribuzione

Infine, non è chiaro se si stia preparando lo stesso trattamento svilente per il precariato storico, chiudendo il rubinetto delle assunzioni per bandire nuovi concorsi, facendo decadere, senza esaurirle, le attuali graduatorie finalizzate alla copertura dei vuoti d’organico e alle assunzioni.

Questa sarebbe l’ennesima tappa di questa “via crucis” che porta allo smantellamento di questi servizi e che solo la mobilitazione di tutte le lavoratrici e dei lavoratori può avere possibilità di fermare. Come Adl Cobas siamo pronti alla lotta e già nei primi di settembre organizzeremo incontri e iniziative con i/le lavoratori/trici e con le altre sigle di base che condividono gli stessi obiettivi.

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