Lasciare un segno nella vita. Danilo Montaldi e il Novecento

Sergio Dalmasso

A cura di Goffredo FOFI e Mariuccia SALVATI, Lasciare un segno nella vita. Danilo Montaldi e il Novecento, Roma, Viella ed., 2021, 217pp, 26 euro.

Sono calati il silenzio e l’oblio sulle figure di Gianni Bosio, Danilo Montaldi, Giovanni Pirelli, Franco Fortini che con Raniero Panzieri (pochi i ricordi e le iniziative nel centenario della sua nascita), nel dibattito, degli anni ’60- ’70, sono stati spesso letti come “fondatori” di un’ipotesi di sinistra nuova e diversa rispetto ai due filoni maggioritari (quello socialdemocratico e quello togliattiano).

Il testo di Fofi e Salvati riporta l’attenzione su Danilo Montaldi.

Nato a Cremona nel 1929, partecipa giovanissimo alla resistenza e aderisce al Fronte della gioventù e al PCI che lascia, nel 1946, su posizioni critiche verso l’unità nazionale. Inizia un lungo percorso di studio e di militanza che ha una pagina importante nel soggiorno a Parigi e nell’incontro con il gruppo di “Socialisme ou barbarie”, critico nei confronti dell’ortodossia marxista, del “socialismo reale” (capitalismo di stato) e portatore di una proposta di autogestione, solo strumento capace di superare l’alienazione capitalistica.

Legato, senza mai essere iscritto, ad una formazione bordighista, pubblica nel 1960 Milano, Corea, studio sulla migrazione meridionale e quindi nel 1961 Autobiografie della leggera, biografie di emarginati, ladri, prostitute, balordi, ai margini della legalità, sottoprodotto dello sviluppo capitalistico. E’ del 1970 Militanti politici di base, ancora centrato sulla bassa padanaE’ la voce di militanti, nel corso dei decenni e di fasi storiche diverse, nella continua dialettica fra “basso” e partito, della spinta rivoluzionaria che è spezzata dalla fortissima crescita del fascismo come movimento di massa che proprio nella bassa padana ha il suo apice.

Escono postumi, dopo la morte improvvisa nelle acque del Roja, al confine italo francese[i]Korsch e i comunisti italiani (1975) e Saggio sulla politica comunista in Italia (1976) in cui fa i conti con i problemi, irrisolti, degli anni ’20 e ’30 e con la trasformazione del Partito comunista  in formazione subordinata al capitale.

Due testi: il fondamentale L’altra storia. Bosio, Montaldi e le origini della nuova sinistra di Stefano MERLI (Feltrinelli, 1975) e L’altra linea. Fortini, Bosio, Montaldi, Panzieri e la nuova sinistra di Attilio MANGANO hanno analizzato l’opera di Montaldi soprattutto dal punto di vista politico, ritenendolo uno dei padri della nuova sinistra emersa da fine anni ’60.

Il convegno, svolto a Napoli nel dicembre 1996,  intreccia la valutazione di un Montaldi, comunista libertario e “leninista di sinistra” (Luigi Cortesi) ad artefice del movimento del ’68 (Luigi Parente). Cesare Bermani torna al tema della conricerca, quella per cui il lavoratore non è oggetto, ma soggetto di studio e di indagine e l’analisi deve indagare direttamente le condizioni del lavoro e della lotta di classe[ii].

Il recente testo di Fofi e Salvati insiste soprattutto su questo aspetto, a scapito di quello politico. Dopo una bella testimonianza della vedova, Gabriella Montaldi Seelhorst, Fofi intreccia ricordi personali e  analisi della grande innovazione culturale introdotta da Montaldi nell’ossificato marxismo italiano del tempo, Salvati ed Enrico Pugliese chiariscono la centralità del Montaldi sociologo, della ricerca sociale e della conricerca che si affermano in Italia con enormi difficoltà, in una cultura che, per opposti motivi (dal crocianesimo al marxismo “ortodosso”) rifiuta la sociologia. E’ interessante l’interesse per il rapporto tra sociologia cattolica e socialismo  proprio di Pino Ferraris, altra figura ingiustamente dimenticata.

L’aspetto “politico”, di minore importanza in questo testo, è tratteggiato da Nicola Gallerano e Maria Grazia Meriggi.

A Bruno Cartosio, maggiore studioso di Montaldi, il compito di chiudere il testo con una testimonianza personale, sull’importanza  del suo incontro con lo studioso militante cremonese.

L’attenzione all’aspetto sociologico e all’importanza della conricerca  fa di questo libro uno strumento importante, da leggersi accanto a quelli, citati, di alcuni decenni fa, propri di una diversa tensione politica.

Strumenti importanti per ricordare questo “intellettuale organico”, tra i non molti in Italia, che  non pochi studi hanno avvicinato al meridionale Rocco Scotellaro.


[i]Non poche le domande sulle cause della morte. E’ significativa la coincidenza per cui il giorno della morte, 27 aprile, è lo stesso della scomparsa di Gramsci.

[ii]Cfr. Danilo Montaldi e la cultura di sinistra del secondo dopoguerra, a cura di Luigi PARENTE, Napoli, La città del sole, 1998.

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