PCI e cattolici: paralleli e convergenti

Nando Mainardi

AA.VV., Pci e cattolici: paralleli e convergenti, “Adista”, n. 9, 6 marzo 2021, pp. 16

Tra le pubblicazioni uscite in occasione dei cent’anni dalla fondazione del PdCI, segnaliamo, come particolarmente interessante, questo numero monografico di “Adista” dedicato al dialogo, agli incontri e ai percorsi comuni, avvenuti nel Novecento, tra i comunisti e settori del cattolicesimo sociale e di base.

Peraltro, la stessa “Adista” fa parte di questa medesima storia.

Luca Kocci, nel suo contributo “Cattolici e comunisti. Un dialogo con radice antiche”, ricorda infatti che la testata è nata nel 1967 “per dare voce al progetto della Sinistra Indipendente, originale progetto di esponenti laici e credenti, in sintonia, ma senza esserne organici, con il Pci. Dopo una prima fase di rapporto organico con la Sinistra Indipendente – prosegue Kocci – ‘Adista’ intercetta i tanti fermenti che provengono dalla Chiesa (per esempio, la Teologia della Liberazione) e, contestualmente, dalla società italiana (Comunità di base, la scelta socialista delle Acli, i fermenti post-conciliari che scuotevano le parrocchie e l’Azione Cattolica, i movimenti femministi, pacifisti, le esperienze di Chiesa di frontiera in Italia e all’estero ecc.) diventando il punto di riferimento di una vasta area di cristiani progressisti, dal cattolicesimo conciliare al ‘dissenso’, dalla sinistra democristiana agli extraparlamentari”.

Ovviamente “Adista”, all’epoca, è un tassello di un’attivazione e di una mobilitazione ben più ampia, che fa i primi passi già nel dopoguerra: sempre Kocci cita, per esempio, riviste come la dossettiana “Cronache sociali”, “Per l’azione” che sarà diretta anche da Lucio Magri, “La base”, “Prospettive”, “Testimonianze”, “Aggiornamento sociali”, e altre ancora. Nelle riflessioni pubblicate da “Adista” emerge proprio quella stessa vitalità e polifonia politica e culturale che, in termini più ampi e generali, caratterizzò la stagione evocata. Se Kocci e Giancarla Codrignani, autrice di una ricostruzione del percorso della Sinistra indipendente (“La Sinistra indipendente, amica ma irriducibile”) prestano una particolare attenzione all’impulso, alla ricerca e alle aperture, in campo comunista, di Enrico Berlinguer (Codignani scrive peraltro: “personalmente sono convinta che Berlinguer, se non fosse morto, difficilmente sarebbe stato riconfermato alla segreteria”), il “nostro” Giovanni Russo Spena, proveniente a sua volta dalle esperienze delle Comunità di base, si sofferma sui percorsi e i processi di costruzione sorti e sviluppatisi nel campo della sinistra di alternativa (non a caso, il suo contributo s’intitola “Cattolici alla sinistra del Pci”).

Russo Spena scrive, per esempio, a proposito degli anni della fine del Pci: “la mia generazione ‘sessantottina’ si era formata, per lo più, nella critica radicale dell’esperienza del cosiddetto ‘socialismo reale’. Il crollo del Muro era, per noi, la metafora della sconfitta storica di un ‘comunismo di stato’ con il quale il nostro comunismo libertario mai si era identificato. Facemmo nostra la marxiana tecnica del rovesciamento: il comunismo non come dottrina e statualità, ma come movimento reale a cui viene affidato, citando Marx, il ‘rovesciamento pratico dei rapporti sociali esistenti’”. Spunti certamente stimolanti sono presenti anche negli articoli di Marcello Vigili (“La difesa del Concordato, gabbia per i cattolici critici”) e di Domenico Rosati (“Acli, Pci e movimento per la pace: un rapporto speciale”).

Consigliamo non solo la lettura di questo numero (può essere acquistato direttamente sul sito www.adista.it), ma la “scoperta” – per chi non la conoscesse ancora – di questa preziosa e interessante testata indipendente, sganciata da istituzioni ecclesiastiche, che indaga con spirito partecipe e al contempo vigile sulle realtà cristiane di base in Italia e all’estero, sul “dissenso cattolico”, sui movimenti ecclesiastici e popolari, sui rapporti tra fede, Chiesa e politica, sulla teologia della liberazione e sulle “nuove” teologie (indigena, femminista, ecologista), sui diritti umani e sui diritti civili, sulla pace e sul disarmo, sull’ecologia e sulla giustizia climatica. Insomma: quelle/i di “Adista” sono abitati a navigare in direzione ostinata e contraria. Proprio come noi.

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