Per un bilancio del ministero Valditara

Luigi Saragnese*

Sin dai primi giorni dall’insediamento del governo Meloni, sono subito emersi quei tratti distintivi che hanno poi caratterizzato l’azione del ministero di viale Trastevere: da una parte una serie di misure, provvedimenti presentati come “riforme”, ma volte in realtà a costruire un’immagine, più che una sostanza, di efficienza, rigore e moralità, indirizzate a conquistare il plauso di quella parte dell’opinione pubblica insoddisfatta e critica della scuola attuale e, insieme, a far passare anche nelle scuole i “valori della “tradizione” tipici della cultura reazionaria novecentesca (si pensi all’abuso dell’ormai onnipresente termine “Nazione” con la N maiuscola nel linguaggio degli esponenti politici del Governo e di gran parte della stampa); dall’altra, la sostanziale continuità ideologica e pratica con gli indirizzi di politica economica del precedente governo Draghi a partire dal PNRR e dall’avanzamento del progetto dell’Autonomia differenziata.

Il ministero dell’ideologia del “Merito”

Nel suo discorso di insediamento del 25 ottobre dello scorso anno, che subito riceve il plauso di A. Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi1, Valditara interviene per sottolineare il significato del “Merito” come “valore costituzionale”, giustificando così anche il cambio di denominazione del Ministero che diventa “dell’Istruzione e del Merito”, dal quale scompare “Pubblica”. Che cosa sia il ”merito”, il ministro lo spiega in un’intervista al “Corriere della Sera”2 nella quale dopo aver constatato che “La scuola oggi è una scuola classista” (senza spiegare perché), indica nella “personalizzazione dei piani di studio”, lo strumento in grado di “coltivare le potenzialità di tutti, […] alimentando le capacità dei più bravi”. Per realizzare questo programma bisogna “potenziare l’istruzione tecnico-professionale”, che deve “poter utilizzare anche le migliori competenze professionali offerte dalle imprese”. Non sfugge come già da queste poche parole emerga una visione della scuola completamente subalterna, sottomessa alle esigenze della impresa capitalistica e del mercato. Il merito, in tale contesto, non può che essere un fatto individuale, che attiene alla capacità del singolo individuo di “correre” da solo, magari facendo lo sgambetto agli altri. Per i teorici del “capitale umano”, scrive M. Baldacci,: “la scuola deve […] essere una palestra di competizione, alla competizione si deve educare precocemente visto che i rapporti sociali sono e saranno improntati alla competizione , la scuola deve abituare gli alunni a competere tra loro, li deve educare al principio meritocratico, bisogna fare differenza tra chi merita e chi non merita”3

Contro l’ideologia del merito e del successo ha ben argomentato recentemente Michael Sandel: “Questo modo di pensare al successo nasce da un principio apparentemente attraente: il principio meritocratico, il principio che dice che, nella misura in cui le possibilità di partenza sono uguali, i vincitori meritano la loro vincita. Ora sappiamo che è un dato di fatto che le possibilità non sono veramente uguali nelle nostre società, e quindi siamo tentati di pensare che la soluzione alla disuguaglianza e al divario tra vincitori e vinti sia semplicemente quella di rendere le nostre società ancor più meritocratiche, […] Ed è certamente importante cercare di porre rimedio alle disuguaglianze di opportunità che persistono nelle nostre società, ma non basta. Non basta semplicemente creare una meritocrazia più perfetta, e il motivo è che l’ideale meritocratico in quanto tale ad essere sbagliato”4

Come ha efficacemente spiegato Baldacci, la competizione meritocratica è una “seduzione alcinesca”: “[…] Alcina era una maga vecchia, brutta e sdentata che da lontano appariva in sembianze di leggiadra fanciulla. Bene, lo stesso si applica al merito e alla meritocrazia: se si guarda da lontano, all’ingrosso, certamente ognuno deve avere quello che si merita, è puro senso comune; se si va ad analizzare l’uso di questo principio nella formazione scolastica ci si accorge invece che non è nient’altro che una vecchia maga sdentata”. Per Baldacci, l’ideologia meritocratica, “vuole sostenere una gara scolastica basata su un dispositivo che in realtà è truccato perché non tiene conto delle disuguaglianze di partenza – siano esse genetiche o sociali cambia poco, ma la mia persuasione che siano essenzialmente sociali – e che quindi una gara configurata in questo modo non faccia altro che ratificare le diseguaglianze sociali”5.

Il principio pedagogico del “merito”, secondo Valditara, necessita che l’educazione al lavoro, la cultura del lavoro siano “messe al centro a partire dalle scuole elementari”: occorre quanto prima “abituare il ragazzo alla responsabilità e alla bellezza del lavoro, coniugare formazione con lavoro è un obiettivo, una strategia che ispirerà il mio ministero”6. La figura del tutor, in tale contesto, si modella sempre di più su quella del Responsabile delle risorse umane, colui  che nell’azienda scopre e valorizza i “talenti individuali” e assegna a ciascuno il ruolo più adeguato: nella scuola ciò significa relegare gli alunni con maggiori difficoltà a percorsi di studio più brevi, per compiti meramente esecutivi e precari, come richiesto dal mercato del lavoro capitalistico. 

La Storia riscritta con le circolari

L’insegnamento della Storia rappresenta da sempre un cruccio non solo per gli eredi politici del fascismo, ma anche per gli storici defeliciani e per la destra liberale. Tutti, forse, ricordano la mozione presentata nel Novembre del 2000 dal capogruppo di An Fabio Rampelli in cui si impegnava il Presidente della Regione Lazio Francesco Storace a “istituire una commissione di esperti che svolga un’analisi attenta dei testi scolastici evidenziandone carenze o ricostruzioni arbitrarie” e a “studiare forme di incentivazione per autori che intendessero elaborare nuovi libri di testo”7. Così anche Valditara si è subito messo all’opera. Alcuni suoi interventi, con un manifesto uso politico della Storia, lasciano trasparire l’ambizione a sradicare dalla scuola una supposta quanto inesistente “egemonia culturale” della sinistra attraverso una riscrittura della Storia esplicitamente reazionaria, che attinge a piene mani a tutto l’armamentario storiografico della cultura di Destra e filofascista. 

Consideriamo due casi. Il 9 novembre, a pochi giorni dall’inizio del suo mandato, con una lettera indirizzata alle studentesse e agli studenti, il Ministro spiega  perché ha scelto il 9 novembre – data dell’inizio della caduta del muro di Berlino – come  scadenza del nostro “calendario civile”: “La caduta del Muro dimostra l’esito drammaticamente fallimentare del Comunismo e ne determina l’espulsione dal Vecchio Continente […] il 9 novembre resterà una ricorrenza di primaria importanza per l’Europa: il momento in cui finisce un tragico equivoco nel cui nome, per decenni, il continente è stato diviso e la sua metà orientale soffocata dal dispotismo […]l crollo del Muro di Berlino segna il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria. E non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia”8

In un sol colpo, Valditara dimentica che il 9 novembre è la data stabilita dalle Nazioni Unite, per celebrare la “Giornata mondiale contro il fascismo e l’antisemitismo” – in ricordo della “notte dei cristalli”, che vide scatenarsi, tra il 9 e il 10 novembre 1938, la violenza antisemita nel Reich nazista e, nello stesso tempo, impartisce a docenti e studenti, facendosi scudo del suo scranno ministeriale, la sua lezione intrisa di ideologia anticomunista, per esaltare il capitalismo quale unico regime sociale possibile . Come ha scritto V. Colombi, si utilizza “il calendario memoriale come una clava ideologica per espellere dallo spazio pubblico gli avversari politici, per fare propaganda, per propagare valori che però hanno il problema di non essere semplicemente rappresentativi di una minoranza, ma di essere legati a doppio filo alla negazione della democrazia”9. D’altra parte, un’operazione dello stesso tipo era già stata messa in atto l’anno scorso, il 5 aprile 2022 quando il Senato aveva approvato in via definitiva, con un solo astenuto, il disegno di legge n. 1371, sull’istituzione della “Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini” in ricordo della battaglia di Nikolajewka. Da quest’anno, perciò, il 26 gennaio – un giorno prima della Giornata della memoria- l’Italia repubblicana celebra la partecipazione dell’Italia fascista al fianco dei nazisti alla guerra di aggressione e sterminio contro l’Unione Sovietica, in territori nei quali si avviava l’operazione di “ripulitura” da ebrei e slavi delle terre destinate al Lebensraum  (spazio vitale) nazista.

La “lettera agli studenti” non rappresenta, quindi, un semplice passo falso o, come qualcuno ha scritto, uno “scivolone”. Infatti, pochi giorni dopo, 17 novembre, in una lettera a “La Repubblica” per ricordare la promulgazione delle leggi razziali fasciste del 1938, Valditara non perde l’occasione per offrire la sua versione edulcorata e storicamente errata del fascismo: “Per la prima volta si affermava nell’ordinamento giuridico del nostro paese l’idea aberrante che esistano razze biologicamente superiori e inferiori […]quelle leggi interruppero ‘la piena e felice integrazione fra italiani di religione ebraica e religione cristiana’.” Come è noto, contrariamente a quanto scrive il Ministro, il fascismo non solo ha sin dalle origini la componente del razzismo biologico nella sua ideologia, ma dalle manifestazioni di odio antislavo  dei primi anni ’20 alla legislazione varata per le colonie africane, nel 1933 per l’Eritrea e la Somalia e nel 1937 dopo l’aggressione all’Etiopia, tutti i suoi atti  furono indirizzati alla difesa e all’esaltazione della “purezza della razza italica”10. Quelle del ministro sono dunque affermazioni  che si collocano nella scia delle interpretazioni edulcorate del fascismo, secondo la quale, fino alle leggi razziali del ’38 e all’entrata in guerra a fianco di Hitler…il fascismo aveva fatto “molte cose buone”.

La scuola del PNRR: la propaganda e  la realtà

Nel tentare di tracciare un bilancio delle politiche della Destra in campo scolastico non possiamo certo tralasciare, in conclusione, una riflessione sul cosiddetto PNRR, presentato dal governo Meloni, in piena continuità con il governo Draghi, come la risoluzione di tutti i problemi , la panacea di tutti i mali del Paese. Ma a fronte di investimenti di circa 20 miliardi previsti dal Piano, l’articolo 557 della finanziaria innalza il numero minimo di alunni tra i 900 e i 1000. Ciò significherà tradotto in numeri che nel 2024-25 le istituzioni scolastiche che oggi sono 8.160 saranno 7461 e a regime 6886.. Quindi il programma concreto del governo Meloni prevede il taglio di 700 scuole nei primi due anni e 1.274 scuole entro i sette anni successivi. Maggiori saranno le disparità territoriali che si determineranno: Basilicata meno 24%, Calabria meno 18,34%, Sardegna meno 17,91%, Molise meno 15,38%, Campania meno 12,85% e Sicilia meno 11,39%. Regioni dove pesa, e tanto, la dispersione scolastica11.

  Contro la dispersione scolastica, che a parole sembra essere una delle maggiori preoccupazioni di questo Ministero, si prevede, sottraendo la funzione orientativa alla collegialità del Consiglio di classe e deresponsabilizzando gli organi collegiali, l’introduzione della figura dell’orientatore, formato con un corso di venti ore. Le “Istruzioni operative”, inoltre, prevedono che i progetti contro la dispersione presentati dalle scuole debbono obbligatoriamente prevedere solo attività aggiuntive all’orario curricolare. Le ingenti risorse previste dal PNRR sono poi in grandissima parte finalizzati all’innovazione tecnologica, dove l’innovazione, un termine neutro, diventa un valore positivo in sé e coincide con la riduzione delle competenze al problem solving e alla digitalizzazione, declinata come parametro “naturale” di qualità formativa12. Si cancella così il fatto che la funzione della scuola è in primo luogo quella di aiutare la crescita personale e formare cittadini consapevoli di sé e del mondo. 

Intanto, mentre si avvia il nuovo anno scolastico e si favoleggia della pioggia di denaro in arrivo nelle nostre scuole, nella legge finanziaria si prospetta il blocco del rinnovo del contratto dei lavoratori della scuola, il numero degli alunni per classe resta invariato, aumenta l’esercito dei precari, e Valditara annuncia una riforma dell’istruzione tecnica che riduce di un anno il tempo scuola degli istituti tecnici.  

1 A. Giannelli: “Auguriamo buon lavoro al nuovo Governo presieduto dall’On.le Giorgia Meloni e, in particolare, al Ministro dell’Istruzione e del Merito On.le Giuseppe Valditara. Riteniamo particolarmente apprezzabile il riferimento al merito, tristemente trascurato nel nostro Paese, di cui siamo convinti sostenitori”.

2 G. Valditara, “Questa scuola è classista. Va cambiata“, intervista al Corriere della Sera, 31 ottobre 2022

3 M. Baldacci, Per un’idea di scuola, Franco Angeli, Milano, 2014

4 Michael Sandel, Intervista, La tirannia del merito, Convegno Falsi miti di progresso, Trento  24 – 25 febbraio 2023.Prima sessione MERITOCRACY, MARKET AND EDUCATION.

5 M. Baldacci, Relazione al convegno Istruzione: diritto incondizionato universale e risorsa sociale, Flc Cgil, Roma 2 marzo 2023: “[…] Questa espressione -seduzione alcinesca- è un’espressione di Benedetto Croce che l’aveva utilizzata nella prefazione a Materialismo storico e economia marxista del 1917.[…]. Quale dovrebbe essere il principio del merito? La capacità? Proviamo a pensarci. E qual è la fonte della capacità? Se la fonte è sociale, cioè familiare, allora non c’è nessun merito nell’essere nato in una famiglia avvantaggiata sul piano sociale. Si è trattato soltanto di fortuna. Non è la fonte sociale, la capacità è innata? Bene e che merito c’è nell’essere stati fortunati nella lotteria genetica nell’aver ricevuto buoni geni? È merito mio se i miei genitori mi hanno trasmesso dei buoni geni? Allora non si deve guardare alla capacità, si deve guardare alla prestazione.Ma una gara basata sulla prestazione, può permettere di misurare il merito soltanto se i concorrenti partono tutti dalla stessa linea. Se qualcuno parte avvantaggiato e qualcuno parte svantaggiato in qualsiasi competizione sportiva, si direbbe che la gara è truccata. 

6 Il fatto quotidiano, 22 maggio 2023; Libero, Valditara: “Educazione al lavoro sin dalle elementari”, 11 novembre 2022

7 L. Baldissara, Di come espellere la storia dai manuali di storia. Cronache di una polemica autunnale, https://www.sissco.it/di-come-espellere-la-storia-dai-manuali-di-storia-1046/

8 G. Valditara, Lettera del Ministro Valditara agli studenti per il Giorno della Libertà: “Il crollo del Muro ci restituì un’Europa libera e democratica, non dimentichiamo”, 10 novembre 2022

9 V. Colombi, La lettera sul comunismo inviata agli studenti dimostra che il Ministro dell’Istruzione Valditara non sa “pensare storicamente”, Valigia Blu, 20 novembre 2022

10 F. Filippi, Sulle leggi razziali fasciste Valditara combina un altro pasticcio, Domani, 17 novembre 2022

11 CIDI,  PNRR: tante risorse, nessuna visione, Roma 8 luglio 2023

12 Giuseppe Buondonno, A proposito del PNRR scuola, Insegnare, 6 dicembre 2021


* Luigi Saragnese ha insegnato Italiano e Storia in un Liceo torinese ed è stato Assessore alle Risorse educative del Comune di Torino. È autore di A. Gramsci, Da governato a governante – L’educazione come egemonia (Ibis, 2017); Per una scuola critica delle diseguaglianze, in Crisi della cultura e coscienza pedagogica. Per Antonio Erbetta. (Ibis, 2019); Per diventare cittadini. Scuola popolare e scuola unitaria in Gramsci (Edizioni Q, 2019) e I comunisti e la scuola. La politica scolastica del PCI dalla Liberazione al Congresso di Rimini (1945-1991), (RedStarpress, 2022).


Immagine da www.fanpage.it

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