Raggi cosmici ed egemonia americana

Paolo Walter Cattaneo*

Il 23 Marzo 2019, in occasione della visita del Presidente delle Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping, in Italia appare su “Repubblica” un articolo1, in cui si parla della stazione spaziale cinese di prossima costruzione e dell’esperimento HERD dedicato alla fisica dei raggi cosmici, che andrà installato sulla stazione nella seconda metà degli anni ‘20.

Per chi come noi lavora nell’esperimento è stata una gradita sorpresa: non capita spesso che i mezzi di informazione non specialistici si occupino di progetti di ricerca fondamentale, se non per poche scoperte eccezionali.

HERD è un esperimento prevalentemente italo-cinese, che ha l’obiettivo di studiare i raggi cosmici ad altissima energia per comprendere i meccanismi di propagazione nella galassia e identificare possibili segnali di materia oscura.L’argomento è molto specialistico, e di solito non entra nelle agende degli incontri di capi di stato e di governo, ma viene trattato dagli enti scientifici dei diversi paesi: per l’Italia l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, per la Cina l’Institute of High Energy Physics.

Questa volta però si parlava di un argomento più importante e politicamente sensibile: un modulo di fabbricazione italiana da agganciare alla prossima stazione spaziale cinese, la Chinese Space Station (Stazione spaziale cinese) parte del programma TianGong (Palazzo celeste).

Le stazioni spaziali

Per spiegare cosa questo significhi sia scientificamente che politicamente, dobbiamo fare un passo indietro e capire il concetto di stazione spaziale.

Ai primi tempi delle missioni spaziali, i satelliti senza equipaggio erano lanciati nello spazio (di solito in orbita terrestre), svolgevano il loro compito per un certo tempo e poi venivano lasciati cadere nell’atmosfera, dove bruciavano. Quelli con equipaggio invece avevano un rientro controllato che portava l’equipaggio sulla Terra. Quello che non si poteva fare era portare rifornimenti o un nuovo equipaggio in orbita per prolungare l’attività del satellite o per fargli svolgere nuovi compiti.

Nei primi anni Settanta, l’URSS e gli USA – rispettivamente con i programmi Salyut e Skylab – svilupparono il concetto di ‘stazione spaziale’. L’idea era lanciare una navetta basata in orbita che potesse ospitare diverse missioni umane inviate con lanci successivi. Gli sviluppi del programma portarono alla possibilità di ricevere rifornimenti lanciati da Terra successivamente al lancio della stazione ed eventualmente ad ospitare più equipaggi.

Queste prime stazioni spaziali conclusero la loro vita con la sovietica Salyut 7 nel 1991.

Nel 1986 nasce il concetto “moderno” di stazione spaziale, con la sovietica MIR, che resterà in funzione fino al 2001 e sarà una dei maggiori successi scientifico-tecnologici della storia.

La MIR è una stazione modulare: un corpo centrale inviato nello spazio con un primo lancio, con la possibilità che un certo numero di moduli lanciati successivamente si aggancino, portando rifornimenti o equipaggi.

Il concetto risultò molto funzionale ed è stata adottato dalle stazioni spaziali successive: la stazione spaziale internazionale ISS (International Space Station) e il programma cinese Tiangong.

La ISS è un progetto prevalentemente targato Russia – USA – Unione Europea, più Brasile, Canada, Giappone; si noti l’assenza della Cina, nonostante la più grande e costosa stazione spaziale mai costruita sia la sua.

La Repubblica Popolare Cinese ha scelto invece di intraprendere in autonomia la costruzione di una serie di stazioni spaziali sempre più complesse: il programma Tiangong, appunto.

Le prime due stazioni hanno operato con successo tra il 2011 e il 2019, e sono state fatte rientrare in atmosfera, dove si sono distrutte come previsto. A metà del decennio 2020 è previsto l’invio di una terza stazione spaziale, la Chinese Space Station (CSS), con capacità di ospitare diversi moduli contemporaneamente, emulando la capacità della MIR e della ISS.

L’assedio della Cina

E qui ritorniamo alla visita di Xi Jinping: l’accordo tra Italia e Cina prevedeva che un modulo italiano si agganciasse alla stazione spaziale cinese per ospitare esperimenti e progetti italiani e che astronauti italiani si imbarcassero sulla CSS. Il modulo sarebbe stato costruito in Italia, che dispone di tutte le competenze scientifiche tecnologiche e industriali per costruire e gestire un progetto del genere.

Naturalmente ci sarebbe stato uno scambio di tecnologie tra le industrie aerospaziali italiane e cinesi a un livello di tecnologia avanzata e con qualche possibile ricaduta militare.

Qui è sorto il problema: gli USA, avuto sentore di questo accordo, hanno fatto pressioni fortissime sul governo italiano per stracciare l’accordo con la Cina.

Il motivo è facilmente comprensibile e si lega a questioni che hanno avuto maggiore risonanza mediatica, come la Via della Seta e il 5G. Gli USA non vogliono assolutamente che i loro alleati stringano accordi strategici con la Cina, in particolare nei settori ad alta tecnologia, per evitare un trasferimento di tecnologie verso la Cina o che la stessa imponga standard tecnici e commerciali sotto controllo cinese nei paesi alleati. Questa politica fa parte della strategia di accerchiamento della Cina da parte degli USA, per limitarne le connessioni strategiche e l’integrazione in particolare con paesi amici in grado di operare trasferimenti tecnologici rilevanti, sia per l’ambito civile che per quello militare.

Il risultato è che il governo Conte 2 ha innestato la marcia indietro e l’accordo con l’agenzia spaziale cinese è stato rinnegato, in cambio di una partecipazione rilevante nei programmi della NASA, in particolare per un ritorno sulla Luna. La marcia indietro è stata gestita dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro (M5S). Il Movimento 5 Stelle, dopo qualche sbandamento, si è riallineato a una politica filo-atlantica ampiamente confermata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio2.

I cinesi non l’hanno presa bene, ma per fortuna il ritiro non riguardava i singoli programmi scientifici, ed hanno accettato di proseguire la collaborazione per installare l’esperimento HERD sulla CSS, anche se non più quanto al cancellato modulo italiano.

Solo la Cina?

In verità, nella mia limitata esperienza non è la prima volta che mi capita di assistere a intromissioni della politica USA nell’ambito scientifico.

Due appaiono quasi ridicole:

– durante una discussione scientifica sulla precisione di puntamento angolare di un satellite per lo studio di raggi gamma fu imposto a tutti i ricercatori non statunitensi di lasciare la stanza (virtuale) prima che gli esperti NASA fornissero le informazioni necessarie, anche se queste servivano a tutti per motivi di ricerca scientifica;

– anni fa in un importante laboratorio europeo si installò un potente supercalcolatore di un’importante società informatica USA, da usare per calcolo scientifico. Nonostante il calcolatore non fosse fisicamente accessibile agli utenti, ai colleghi sovietici (era prima del 1990) e dei paesi alleati dell’Est non fu permesso di utilizzarlo, anche se l’utilizzo consisteva solo nell’inviare programmi di analisi e riceverne i risultati. Noi (non sovietici) per avere accesso dovevamo firmare una liberatoria, in cui ci impegnavamo a non permettere l’accesso ai sovietici, ma ci veniva permesso di mostrare i risultati dei lavori, ai tempi stampati su carta! Ed era già una grande concessione.

Più grave un intervento avvenuto una decina di anni fa, in occasione di un lancio di un satellite scientifico italiano con un vettore indiano commerciale. Gli USA, pur non vedendo l’India come un avversario strategico come la Cina, volevano semplicemente impedire l’ingresso di un altro attore nel mercato dei lanci commerciali e perciò addussero a pretesto che alcuni componenti di produzione USA presenti nella strumentazione montata sul satellite non potevano essere esportati senza permesso USA, tentando quindi di bloccare il lancio. È da notare che questi componenti erano inaccessibili agli indiani, che si limitarono a montare il satellite sul loro razzo vettore per inviarlo in orbita. Solo l’intervento dell’allora presidente ASI portò infine al lancio nonostante le proteste USA. La notizia rimase riservata fino a che non fu rivelata da Wikileak, ma in Italia se ne parlò pochissimo.

Il futuro

Questi brevi appunti illuminano un aspetto poco noto dell’egemonia USA e del tentativo di mantenerla. Il grande ruolo storico degli USA nella ricerca di base e applicata e soprattutto il loro storico controllo della tecnologia di punta ha permesso, e in parte permette, di regolare l’accesso ai programmi di ricerca scientifica. Esigenze di segreto militare e di trasferimento tecnologico sono avanzate a seconda della situazione, ma l’obiettivo è quello di mantenere la supremazia scientifica e tecnologica e di conseguenza economica e militare.

Nel momento in cui gli USA stanno perdendo posizioni militari ed economiche a confronto di attori vecchi e nuovi (Russia e Cina, ma anche India e UE) c’è da aspettarsi che questa pressione si intensifichi, fino ad arrivare a toccare anche l’attività scientifica propriamente detta che, con qualche difficoltà, ha mantenuto una certa libertà d’azione.

Sta anche alle comunità scientifiche mantenere attivi i rapporti di collaborazione, che sono stati tali anche durante la guerra fredda tra tutte le aree del mondo, senza farsi trascinare nell’isolamento, sulla scia del decadente impero americano.


1 https://www.repubblica.it/esteri/2019/03/23/news/italia_e_cina_insieme_nello_spazio_firmati_gli_accordi_per_l_esplorazione_del_cosmo-222343826/

2 Potete leggere un riassunto più dettagliato degli eventi su: https://formiche.net/2020/01/italia-stati-uniti-cina-luna-spazio/.


* Paolo Walter Cattaneo, laureato in fisica a Milano nel 1987 e in matematica a Pavia nel 1996. Dottore in ricerca presso la Ludwig-Maximilian Universitat, Monaco di Baviera, nel 1994. Primo ricercatore presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Attivo in fisica delle particelle elementari, astrofisica ad alte energie e strumentazione biomedica.


Foto di Johnson Lau da wikimedia.org

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