Rapide osservazioni sull’esperienza brasiliana

Valter Pomar *

Il Partido dos Trabalhadores (Partito dei Lavoratori – PT) ha compiuto 43 anni lo scorso 10 febbraio 2023. In questi 43 anni abbiamo operato in situazioni politiche molto diverse: nati sotto la dittatura militare nel 1980, combattendo la transizione conservatrice dalla dittatura alla democrazia fino al 1989, opponendoci ai governi neoliberali dal 1990 al 2022, governando il Paese dal 2003 al 2016, affrontando il golpe e il bolsonarismo di estrema destra fino al 2022, ora di nuovo nel governo federale con Lula presidente.

In questi 43 anni, il Partito dei Lavoratori è passato dall’essere una piccola forza politica (3,3% del voto nazionale nelle elezioni del 1982) a essere uno dei poli della politica nazionale (primo o secondo posto nelle elezioni presidenziali del 1989, 1992, 1994, 1998, 2002, 2006, 2010, 2014, 2018 e 2022).

Questa transizione, da minoranza di sinistra all’alternativa di governo, ha molteplici cause ed è oggetto di controversia all’interno dello stesso PT, tra coloro che enfatizzano il sostegno della classe operaia come variabile esplicativa fondamentale e coloro che sottolineano le alleanze con altri settori. In generale, possiamo dire che la questione delle alleanze è uno dei temi in permanente discussione all’interno del PT.

Il dibattito sulle alleanze presenta diversi livelli. Il primo riguarda la natura delle alleanze: strategica o tattica. Il secondo livello è sociologico e riguarda le classi e le frazioni di classe con cui il PT può e deve allearsi. Il terzo livello riguarda le alleanze stesse: con chi, quando e per fare cosa.

In generale, si può dire che all’interno del PT ci sono immense polemiche sul fare o non fare alleanze strategiche con la grande borghesia. Ma all’interno del PT non ci sono disaccordi nel fare alleanze (strategiche o tattiche) con la piccola borghesia, né con i diversi settori della classe operaia salariata.

Su questo terreno (quello delle alleanze con la piccola borghesia e le varie frazioni della classe operaia), il PT ha già fatto un po’ di tutto:

(a) alleanze con altri partiti di sinistra e di centro-sinistra (come il Partito Comunista del Brasile, il Partito Socialista Brasiliano, il Partito Comunista Brasiliano, il Partito del Socialismo e della Libertà, il Partito Democratico del Lavoro, Unità Popolare, il Partito della Causa dei Lavoratori, la Rete e il Partito Verde);

b) alleanze con le centrali sindacati e con i sindacati guidati da diversi settori politici;

c) alleanze con movimenti studenteschi, popolari e sociali dei più diversi tipi;

d) partecipazione a governi di altri partiti e, viceversa, incorporazione di altri partiti in governi guidati dal PT;

e) azioni parlamentari congiunte

f) coalizioni elettorali.

Tuttavia, solo nella lotta contro l’escalation golpista tra il 2014 e il 2016 si è formata un’articolazione più ampia, organica e permanente, chiamata “Fronte Brasile Popolare”.

Il Fronte Brasile Popolare è stato creato il 5 settembre 2015, al termine della Conferenza Nazionale Popolare “in difesa della democrazia e per una nuova politica economica”, tenutasi nella città di Belo Horizonte (MG).

Il nome di questo Fronte si è ispirato dal nome della coalizione, con cui Lula si è presentato per la prima volta alle elezioni presidenziali nel 1989.

Fin dall’inizio, hanno partecipato al Frente Brasil Popular partiti politici, centrali sindacali, movimenti popolari urbani, movimenti contadini, organizzazioni giovanili, di donne, nere e neri, LGBT nonché organizzazioni professionali e di altro tipo. La maggior parte di queste organizzazioni era guidata da militanti legati al PT e al Partito Comunista del Brasile.

In competizione con il Fronte Popolare Brasiliano c’era un altro fronte, il “Frente Povo Sem Medo” (Fronte del Popolo Senza Paura), composto da organizzazioni guidate, in maggioranza, da militanti del Partito del Socialismo e della Libertà (PSOL).

Recentemente è in corso un processo di approssimazione e unificazione di entrambi. Ciò renderà necessario risolvere un problema: come prendere decisioni in uno spazio composto da istituzioni estremamente eterogenee, il che generalmente rende impossibile adottare decisioni a maggioranza. L’alternativa al metodo delle delibere a maggioranza è, in generale, il metodo del “consenso progressivo”; questo metodo produce risoluzioni unitarie, ma intorno al minimo comune denominatore, che a volte può portare a decisioni innocue.

Va detto che i due fronti hanno perso molto protagonismo, da quando le dinamiche elettorali hanno riacquistato importanza, dopo la liberazione di Lula e il pieno ritorno dei suoi diritti politici nel 2021. Ciò indica un problema molto serio che la sinistra brasiliana deve affrontare: il potere di seduzione e la capacità anestetica dell’azione istituzionale, rispetto ai fattori di mobilitazione popolare.

Ciò è evidente in un’altra esperienza ancora più recente (2022): la federazione recentemente creata tra PT, PCdoB e Partido Verde. Questa esperienza, tuttavia, è di natura strettamente istituzionale e il suo equilibrio è estremamente controverso.

In sintesi, sebbene esistano varie esperienze e varie articolazioni più o meno permanenti tra il partito e le organizzazioni sociali che esprimono, in campo politico, i diversi strati del lavoro, siano essi piccoli proprietari o salariati, nessuna di esse ha acquisito le caratteristiche necessarie per confrontarsi con l’organicità, la capillarità e la resilienza della destra o dell’estrema destra brasiliana.

Questo è uno dei motivi per cui siamo riusciti a conquistare i governi, ma non a realizzare trasformazioni strutturali.

Non sono buone notizie, ma al primo posto c’è l’impegno per la verità.


* Valter Pomar è professore dell’Università Federale dell’ ABC e membro del Direttorio Nazionale del PT.

(Traduzione di Marco Consolo)

Foto da www.affarinternazionali.it

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