Snodi politici e difficoltà per la ri/costruzione della Rappresentanza Politica

Marta Collot *

Mi sono convinto che anche quando tutto sembra perduto bisogna mettersi tranquillamente all’opera ricominciando dall’inizio
(Antonio Gramsci)

Da qualche decennio nel nostro paese siamo di fronte alla necessità di costruire una adeguata Rappresentanza Politica dei settori popolari che oggi è  ancora assente.

È evidente che abbiamo l’esigenza di riprendere una discussione per andare più a fondo non solo con il dibattito ma soprattutto con le sperimentazioni politico/pratiche che si possono  innestare nei posti di lavoro, nei territori e nel complesso della società.

Credo che sia  importante contribuire a questo dibattito con l’obiettivo di costruire un fronte politico ed organizzativo più avanzato in grado di rispondere ad una urgente necessità che riscontriamo quando ci scontriamo tutti i giorni con le  contraddizioni sociali che  questo sistema produce.

Negli ultimi anni abbiamo assistito prima a quella che si può definire la catastrofe della Sinistra e il relativo esaurimento del tesoretto elettorale ereditato dal vecchio PCI, e successivamente all’integrazione e al disciplinamento nelle compatibilità sistemiche di quei “nuovi soggetti” (dalla Lega Nord al Movimento 5 Stelle in tutte le varie salse con cui si sono accreditati….e consumati!)  che hanno raccolto – seppur con tempi e modalità differenti – il mandato popolare verso una politica di rottura e di profondo mutamento.

In questi contesto quindi i caratteri dell’indipendenza e dell’autonomia politica diventano centrali per riconquistare la fiducia delle classi popolari, consapevoli che non è facile vista la condizione di passivizzazione  della maggior parte dei settori di classe nel nostro paese.

L’assemblea nazionale del 9 Luglio 2022 a Roma è stato il momento pubblico di avvio verso l’Unione Popolare con l’idea di lanciare un percorso costituente che non riproponesse – per l’ennesima volta – né un generico quanto inefficace richiamo “all’Unità della Sinistra” e né quella già vista “coazione a ripetere” che nel corso del tempo non è mai stata in grado né di aggregare la “massa critica” necessaria e né di raggiungere quei risultati elettorali minimi indispensabili per superare le (antidemocratiche ed autoritarie) “soglie di sbarramento”.

Insomma dagli interventi ascoltati e dalla qualità delle partecipazioni registrate lo scorso Luglio eravamo convinti che si stavano addensando le condizioni temporali e la giusta attitudine per costruire l’Unione Popolare che serve al nostro paese.

Purtroppo il tentativo del Luglio scorso si è subito dovuto misurare, vista l’accelerazione dovuta alla crisi istituzionale italiana, con i tempi stretti e stressanti delle elezioni anticipate e con il fatto che i 5 Stelle si sono “buttati a Sinistra” agitando la Questione della Pace (dopo aver votato invio di armi all’Ucraina, sanzioni alla Russia e sostegno al Blocco Euro/Atlantico) e della Questione Sociale (Salario Minimo e difesa del Reddito di Cittadinanza).

In tale difficile situazione – non avendo avuto il tempo minimo necessario per costruire un profilo proprio e una diffusa riconoscibilità sociale – Unione Popolare è stata in campo per le elezioni politiche del 25 Settembre scorso riuscendo ad esprimere – in un contesto complicatissimo – una soglia elettorale che attesta la “sopravvivenza” ma non ancora una accertata prospettiva di organizzazione politica a tutto tondo, con un proprio radicamento popolare ed una identità programmatica forte e coesa.

Secondo noi è  importante continuare ad alludere alla necessità di andare verso l’Unione Popolare (anche in riferimento ad esperienze in corso in altri paesi europei che però non sono immediatamente replicabili in Italia con le stesse modalità) per cui – come Potere al Popolo – nei mesi scorsi abbiamo avanzato convintamente la proposta di Unione Popolare nei passaggi delle elezioni regionali di Lazio e Lombardia e in alcuni comuni d’Italia nelle elezioni comunali del prossimo maggio 2023.

Facendo un bilancio del processo di costruzione delle Liste, della proposta politica di Unione Popolare ma anche della discussione in corso tra le forze politiche è  inutile negarsi che ancora emergono delle insufficienze politiche e dei nodi tematici irrisolti che – oggettivamente – tarpano le ali alla possibilità di delineare, con la chiarezza e la determinazione che la fase politica impone, una Unione Popolare che potrebbe aspirare ad una funzione politica più avanzata ed attraente.

Siamo sempre più, in Italia come altrove, scaraventati in una situazione di grande mutamento e di palese accelerazione di tutti i processi politici con esiti spesso imprevisti e  inediti.

L’arrivo del Governo Meloni e una dimensione internazionale in cui la competizione globale tra potenze, blocchi militari ed aree monetarie sta crescendo portandoci verso una precipitazione  mai raggiunta precedentemente dovrebbero sollecitarci – tutti insieme –  ad affrontare in modo rigoroso e più consapevole i temi e le ragioni sociali che riguardano la costruzione dello strumento di una nuova forma della Rappresentanza Politica.

Autonomia ed Indipendenza – mai come ora – non sono una vuota icona da agitare astrattamente ma devono diventare una decisa linea di condotta per articolare e generalizzare elementi di programma politico e programmatico, di prassi sociale e conflittuale e di costruzione materiale di “organismi popolari” nel corpo di una società – come quella italiana – in cui prevalgono gli elementi  dell’individualismo, della frammentazione e della guerra tra poveri .

Una Unione Popolare con simili anticorpi può legittimamente porsi l’obiettivo di raccogliere ampie adesioni, di cimentarsi con il sempre difficile terreno elettorale e di collocarsi attivamente nel panorama politico.

In questo percorso costituente le organizzazioni politiche che al momento sostengono il tracciato verso Unione Popolare hanno svolto – e stanno svolgendo – un lavoro importante senza il quale non staremmo a “parlare della possibilità di costruire Unione Popolare”.

Anzi il rafforzamento di queste – e per quanto mi riguarda di Potere al Popolo – è una delle condizioni (non l’unica, ovviamente) per una Unione Popolare che potrebbe – finalmente – anche nel nostro paese riempire quel vuoto di Rappresentanza che ha minato- non poco e con esiti rovinosi – gli interessi dei settori popolari.


 * Portavoce di Potere al Popolo

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