Società, scienza e tecnologia nell’era dell’antropocene
Riccardo Petrella*
Un capovolgimento necessario: liberare la vita dai brevetti
Più il mondo che ci circonda è concepito e “prodotto” (per modifica dell’esistente o per creazione di nuovi soggetti, oggetti, processi, sistemi di vita) da noi esseri umani, meno resta “naturale” e più diventa “tecnologico” a forte intensità di conoscenze scientifiche. L’acqua potabile tecnologica, per esempio, è ottenuta dal riciclaggio delle acque reflue da toilette, com’è il caso di Singapore. Il divenire della vita degli abitanti della Terra (tutte le specie viventi incluse) è sempre di più influenzato principalmente dall’agire umano, è il risultato di scelte umane. Per restare nel campo dell’acqua, uno studio recente, pubblicato nel giugno 2020 in Nature Geoscience1 ha dimostrato che la variazione di disponibilità di acqua terrestre (con l’aumento di aridità sul Pianeta) dal periodo pre-industriale (1850) ad oggi (2014) non è dovuta a fattori divariabilità naturale, ma unicamente all’influenza delle attività umane.
Non è detto, in assoluto, che da “creazione” dell’evoluzione naturale della vita sulla Terra, gli esseri umani siano diventati soprattutto “creatori” della vita. E’ certo, però, che la nostra capacità di mutare il vivente, non solo in termini d’innovazioni di processo ma anche di “prodotto”, ha compiuto negli ultimi decenni dei salti enormi inimmaginabili solo 40 anni or sono, specie nel campo della biologia molecolare e cellulare e dell’intelligenza artificiale (grazie alle scienzecognitive ed alle nanotecnologie).
I nuovi paradigmi del potere
In teoria, abbiamo dimostrato di esserne coscienti tanto da sostenere che:
a) siamo entrati nell’era dell’antropocene (definita tale per indicare l’influenza preponderante delle attività umane sull’ambiente terrestre)
b) abbiamo sviluppato un’economia della conoscenza (“knowledge driven economy”) e crediamo di aver dato la nascita ad una società della conoscenza (knowledge based society).
Il tutto tradotto nel concetto di “smartness” (“vivacità di spirito”) e in slogan quali “smart society”, “smart city”, “smart car”, “smart house”, “smart economy” “smart farm”, “smart management”. Queste narrazioni sono importanti (il che non significa necessariamente che siano accettabili e pertinenti), perché esprimono le visioni chiave sulla vita e sul mondo che i gruppi sociali dominanti, sul piano economico-politico, hanno promosso ed imposto al resto del mondo in questi ultimi anni.
Esse ci dicono che dai salti inimmaginabili di cui sopra i dominanti hanno tratto non la revisione, né l’abbandono, ma un rafforzamento fideistico delle concezioni tecno-deterministiche della vita. Non hanno per nulla corretto le loro idee sui rapporti tra esseri umani, società, scienza, tecnologia ed economia. Per loro, il paradigma del progresso umano resta: scienza > tecnologia > economia > politica > società.
Come sappiamo, questo paradigma dà il primato ai valori di potenza, conquista, appropriazione e proprietà privata, avere, potere delle élite, rivalità, competitività, efficienza, accentramento, bisogni, utilità, individualismo, sopravvivenza dei singoli, guerra come soluzione dei conflitti, corto termine, crescita economica come fondamento di ogni bene, governo senza Stato e governance senza parlamenti.
In una parola hanno esaltato, mistificando il senso della conoscenza, l’assimilazione della creazione ad un atto di distruzione, di violenza e dato il potere e la responsabilità di valutare il bene ed il male ai meccanismi opachi e instabili del mercato, fondati su rapporti di forza ineguali e violenti. “I mercanti sono nel tempio” esprime molto bene il senso di questo paradigma.
L’era dell’antropocene avrebbe dovuto far emergere un’altra maniera di vedere la vita e rendere il mondo coerente con il grande potere di mutazione, d’influenza e per conseguenza di responsabilità acquisito dalle società umane sul divenire dell’esistenza. L’equazione sarebbe dovuta diventare vita (salvaguardia, cura, promozione) > società > politica > economia > tecnologia > scienza2. L’approccio lineare qui usato per descrivere i due paradigmi è solo per comodità di esposizione. Per il secondo paradigma, il primato è dato ai valori di responsabilità, condivisione, comunità, beni e servizi comuni e pubblici (compresa la conoscenza), diritti umani, sociali, civili, universali, fratellanza, solidarietà, giustizia, uguaglianza e libertà collettiva.
La centralità dei brevetti
Il cosiddetto “diritto di proprietà intellettuale”, cioè il sistema dei brevetti, costituisce il perno centrale, nevralgico, insieme al sistema finanziario che gli ha dato la legittimità economica, del paradigma di organizzazione del mondo che haprevalso finora nell’era dell’antropocene.
Più la conoscenza è diventata nel sistema imperante la principale risorsa di creazione della ricchezza economica , più i gruppi dominanti detentori dei capitali si sono sentiti agguerriti e legittimati ad assicurarsene l’appropriazione ed il diritto proprietario. Ci sono riusciti assai facilmente vista anche la debole autonomia narrativa dei ceti politici progressisti e ”di sinistra”, a partire dagli anni ’703. Così, riferendosi al modello dei diritti di autore ed al sistema di protezione delle invenzioni nel campo industriale e commerciale, hanno fatto accettare dagli Stati, malgrado le proteste di una buona parte dello stesso mondo scientifico, il principio che la conoscenza di unamolecola o di un gene doveva essere interpretata come un atto d’invenzione, una creazione. Pertanto, la “creazione” – hanno sostenuto – doveva essere protetta garantendo legalmente agli “inventori” un diritto di proprietà privata e di uso esclusivo, a scopo di lucro, della durata di 10 – 20 anni, delle conoscenze brevettate per applicazioni possibili in tutti i campi.
Si è trattato di una grande mistificazione, che resta tale, anche da un punto di vista scientifico: una molecola, un gene, un vaccino non sono una merce ma patrimonio collettivo della vita; non sono beni/strumenti inventati da alcuni ricercatori e prodotti da alcuni imprenditori per soddisfare i bisogni di salute di alcuni, ma il risultato di conoscenze accumulate nel tempo dall’umanità al servizio dei diritti alla salute ed alla vita per tutti. Il loro valore non è monetario e dettato dallo scambio, ma dalla sua funzionalità al diritto di tutti alla vita. La proprietà privata dei brevetti a scopo di lucro è una distorsione manifesta della “creatività collettiva”, della “intelligenza collettiva”, una mazzata al bene comune e alla “res publica”.
Eppure, le nostre società hanno legalizzato la brevettabilità del vivente. L’hanno autorizzata per la prima volta nella storia dell’umanità nel 1980 (40 anni fa), in piena effervescenza della cosiddetta “terza rivoluzione scientifica e tecnologica”, con una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti. A nulla sono valse le critiche, le opposizioni di massa di centinaia di associazioni di cittadini. Anche l’Unione europea ha adottato nel 1998 una Direttiva europea sulla proprietà intellettuale sul vivente. Di grande interesse è sapere perché lo fece.
La Commissione europea chiese a cinque principali accademie disciplinari europee un rapporto sulla questione. Il rapporto mise in luce il fatto che la brevettabilità del vivente presentava serie difficoltà dal punto di vista scientifico, etico e umano, siccome però gli Stati Uniti l’avevano legalizzata, l’Europa non poteva, secondo il rapporto, evitare di fare altrettanto sotto pena di assistere nel giro di un paio di decenni alla sparizione di un’industria agroalimentare, farmaceutica e chimica europea indipendente, diventando una pura colonia delle imprese USA. Così in nome di argomenti economico-industriali e commerciali l’Europa approvò la direttiva.
Il brevetto a scopo di lucro
Oggi il brevetto privato a scopo di lucro è stato esteso a tutti i campi della conoscenza, essendo il vivente e l’intelligenza artificiale i due poli maggiori di applicazione. Secondo i dati dell’OMPI (Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale) relativi al 20184, il vivente è oggetto di più di 50.000 brevetti, l’intelligenza artificiale qualche migliaio in più. Il che significa che con più di 100 mila brevetti al mondo, imprese come Johnson & Johnson (USA), Roche ( CH), Pfizer (USA), Novartis CH), Sanofi (F), Merck & Co. (USA), GlaxoSmithKline (UK), Bayer Schering Pharma (D), Abbott Laboratories (USA), Amgen (USA), Gilead Sciences (USA), AstraZeneca(UK -S) e Novo Nordisk(N) nel campo del vivente, e Amazon, Apple, Google, Facebook, Microsoft, Intel, IBM, Dji, Banjo, Nvidia, Twitter… nel campo dell’IA, sono i “signori-padroni” effettivi della vita.
Il brevetto privato a scopo di lucro è la legalizzazione del trasferimento del diritto di proprietà sulla vita a soggetti privati potenti, organizzati su scala mondiale, fuori da ogni forma di democrazia rappresentativa e diretta ( a meno che non si consideri che gli azionisti e gli stakeholders rappresentino gli abitanti della Terra), liberi da ogni obbligo di responsabilità(salvo se ci accontentiamo dell’effimera e evanescente “responsabilità sociale delle imprese”).
Negli ultimi venti anni, innumerevoli sono stati gli esempi che hanno visto popoli interi, dall’India all’Africa del Sud e al Brasile, battersi per anni contro le imprese farmaceutiche per far valere i loro diritti alla salute contro le pretese delle imprese a favore dei profitti per gli azionisti. In questi giorni, si è avuta un’ennesima e inaccettabile conferma del potere che i brevetti sul vivente hanno dato alle imprese mondiali nel campo della politica della vita. I governi dell’India (a nome di 1,3 miliardo di esseri umani), dell’Africa del Sud e di altri paesi del mondo hanno chiesto il 5 ottobre la sospensione provvisoria (non l’abolizione!) delle regole dei Trattati TRIPs relative ai brevetti sui test, i medicinali, i vaccini per la cura contro la Covid-19. L’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) competente in seno all’ONU della politica della sanità ed altre istituzioni delle Nazioni Unite hanno sostenuto e difeso la richiesta. Ebbene, il consiglio dell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio), organismo indipendente non facente parte dell’ONU, unicamente competente in materia di commercio internazionale, il 16 ottobre ha rigettato la proposta. Gli Stati membri dell’OMC che hanno votato contro sono gli USA, l’Unione Europea, la Svizzera, la Norvegia, il Canada l’Australia…..cioè a dire i paesi cui appartengono le 15 principali imprese farmaceutiche mondiali sopra menzionate!
L’OMC è più potente dell’OMS in materia di politica mondiale della salute. I brevetti valgono più della salute di miliardi di persone5. Hanno un peso politico più forte dei diritti alla vita sulle scelte degli obiettivi e del come la scienza, la tecnologia e l’economia devono essere pensate e promosse.
È questo il significato che i dominanti danno alle loro narrazioni della “economia della conoscenza” e della “società della conoscenza”, di “smart economy” e “smart city”. Devo ammettere che ho tanta voglia di agire in dissidenza aperta contro questa scienza, questa tecnologia, questa economia , questa società.
1 Padrón, R.S., Gudmundsson, L., Decharme, B.et al.Observed changes in dry-season water availability attributed to human-induced climate change.Nat. Geosci.13,477– 481 (2020). https://www.nature.com/articles/s41561-020-0594-1
2 Ho esaminato in dettaglio queste problematiche in Riccardo Petrella, Nel nome dell’Umanità, Edizioni ll Margine, Trento, 2017, e Massari Editore, Roma , 2019.
3 Si pensi alla progressiva adesione dei socialdemocratici e socialisti europei ai processi di mercificazione e di privatizzazione sotto l’alibi del partenariato pubblico-privato, della terza via alla Blair, del costo della politica, dell’imperativo della competitività…
4 https://www.wipo.int/women-and-ip/fr/news/2019/news_0002.html
5 Nel giornale “La Repubblica” si legge “Gli USA bloccano al WTO l’accordo sulla diffusione a basso costo dei prodotti salva-vita… Restano così intatti i brevetti ventennali sulle medicine… Non è tollerabile che medicine vitali siano riservate a pochi privilegiati…. secondo il rappresentante dell’OMS…. La lobby farmaceutica ottiene la blindatura dei brevetti e il monopolio dei prezzi… A rischio milioni di persone che non possono pagare le medicine….”. Ebbene l’articolo non è di questi giorni, ma data 22 dicembre 2002 e tratta sui farmaci anti-Aids.
* Riccardo Petrella è Professore emerito dell’Università Cattolica di Lovanio (B). Tra il 1980 ed il 1994 è stato direttore del programma FAST (Forecasting and Assessment in Science and Technology) in seno alla Commissione europea a Bruxelles).
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