Stop al genocidio. Fine dell’occupazione, per una giusta pace in Palestina. L’Italia e l’Europa riconoscano lo stato di Palestina

Yousef Salman*

La guerra di sterminio che Israele sta perpetuando in Palestina e particolarmente  nella Striscia di Gaza in questi giorni è l’ennesima conferma del piano imperialista-sionista che praticano da più di secolo provando a portare a termine:

Ovvero, completare l’annientamento del popolo palestinese e l’instaurazione del grande Israele nel cuore del mondo arabo, progetto espresso nella grafica della bandiera israeliana: “la tua terra, Israele, è fra due fiumi, dal Nilo in Egitto, all’Eufrate in Iraq”.

E’ il progetto strategico dell’impero occidentale nel Medioriente, rappresentato durante la prima guerra mondiale esattamente nel 1916 dagli accordi di spartizione Sikes-Picot tra le due superpotenze dell’epoca, Francia e Gran Bretagna e, successivamente, il 2 novembre 1917, dalla dichiarazione Balfour rilasciata dal ministro dell’impero britannico Arthur Balfour a Lord Rothschild, ricco banchiere, referente del movimento sionista e rappresentante della comunità ebraica inglese, contenente l’impegno “che il governo di sua maestà dovrà compiere tutti gli sforzi per la creazione di un focolare nazionale, per gli ebrei sionisti in Palestina”.  Da allora ai giorni nostri gli interessi dell’Occidente si sono allargati agli USA dove le lobby ebraiche determinano gran parte delle scelte congressuali e presidenziali. 

Il ruolo degli USA

Non era quindi una sorpresa, per noi, la partenza per Israele del Presidente Biden, accompagnato da due portaerei e migliaia di soldati USA e la sua partecipazione al “Gabinetto ristretto di guerra” del governo israeliano, esprimendo vicinanza, solidarietà e sostegno di ogni tipo e non certo per invitare Israele alla moderazione, se non di facciata, né tanto meno al rispetto delle risoluzioni ONU e della legalità internazionale.

Questo comportamento è l’espressione del legame vitale e strategico che conduce all’impegno dell’impero USA verso il suo stretto alleato, sin dalla creazione dello Stato sionista sulla terra palestinese nel 1948, attraverso la donazione annuale di più di quattro miliardi a fondo perduto, la donazione delle armi più moderne e sofisticate di fabbricazione USA all’esercito israeliano che vengono sperimentate sui palestinesi. Infatti tutto il mondo vede come Gaza e i Territori occupati palestinesi vengono usati come campo di sperimentazione, e tutto il mondo può vedere come gli USA utilizzano il diritto di veto in seno del Consiglio di Sicurezza ONU dinanzi a qualsiasi eventuale condanna alla criminale politica dei governanti di Israele.

Ultimamente l’interesse dei capitalisti di Washington ha puntato gli enormi giacimenti di gas al largo della costa di Gaza, giacimenti per il cui sfruttamento il presidente Arafat nel 1999 aveva firmato un accordo con la Gran Bretagna ma che Israele ha fatto di tutto per far fallire in attesa di un momento buono per potersene appropriare. 

Chiamiamolo genocidio, non guerra

In quest’ennesimo scontro palestino-israeliano, il governo d’estrema destra presieduto da Netanyahu ha colto l’occasione per tentare di soddisfare il suo eterno desiderio nel liquidare definitivamente la questione palestinese attraverso la politica della terra bruciata, la cancellazione del popolo di Gaza attraverso i bombardamenti, la distruzione, l’assassinio del maggior numero possibile di abitanti e la deportazione dei superstiti verso il Sinai per poi fare altrettanto con la popolazione cisgiordana verso la Giordania. Un desiderio criminale che si chiama la follia.

Non chiamiamo diritto alla difesa lo sterminio israeliano a Gaza dal momento che Israele occupa, domina e controlla tutta la Palestina, questo non è diritto alla difesa e non è neanche giusto definirlo “guerra”, perché le guerre si fanno fra due Stati, due eserciti, fra due nemici alla pari, questo  semplicemente è un genocidio finalizzato alla liquidazione della causa palestinese e del suo popolo.

Non è neanche un conflitto religioso, anche se i governanti israeliani tentano da sempre di passarlo per tale, tanto più che nel 2018 la Knesset ha approvato la legge che trasforma lo Stato d’Israele in Stato ebraico, Stato di tutti gli ebrei a livello mondiale. Pazzia pura.

I palestinesi da parte loro non hanno mai lottato contro gli ebrei, in quanto ebrei, con loro abbiamo vissuto per secoli e vorremmo continuare a viverci oggi e domani alla pari. Nemmeno tutti gli israeliani sono nemici dei palestinesi, ci sono degli israeliani che riconoscono i legittimi diritti del popolo palestinesi e accettano di viverci insieme con uguali diritti e uguali doveri, purtroppo sono pochi e speriamo che un giorno diventino maggioranza  in Israele.

Ma la lotta dei palestinesi è contro quella maggioranza che ha governato lo Stato d’Israele sin dalla sua nascita, a prescindere che i governi fossero di destra o di sinistra, ma basati sui principi sionisti falsati dal mito religioso e assurdo di considerare la Palestina come terra promessa da Dio, solo a loro in quanto suo “popolo eletto”, il massimo del razzismo e della chiusura, trasformando Dio in generoso agente immobiliare che regala case e terreni ai suoi eletti. 

Il sionismo è un’ideologia e un movimento politico, condannato nel 1975 dall’ONU come movimento razzista e ha un progetto politico descritto nel libro Lo Stato ebraico dal suo ideatore nel 1897, il giornalista ungherese Teodor Hertzl, che avrebbe avuto un riconoscimento nella citata Dichiarazione di Balfour venti anni dopo. 

Ormai è chiaro a tutti gli osservatori che questo conflitto è mondiale, è il progetto dell’imperialismo, del capitalismo, del colonialismo occidentale nel cuore del mondo arabo, Israele è il bastone posto sulla testa degli arabi e attraverso il quale l’impero occidentale ruba le ricchezze naturali, sfrutta la posizione strategica per il controllo e il dominio sul Mediterraneo, cuore del mondo, perciò si comprende bene che non è per caso che questa politica del mondo occidentale e particolarmente dell’Europa, gioca sul senso di colpa per la tragedia ebraica dell’Olocausto nazi-fascista, offrendo sostegno incondizionato allo stato d’Israele, un senso di colpa che gli permette di tenere un piede sulla porta del Medioriente facendone pagare le spese ai palestinesi.

L’ipocrisia dell’Europa, l’impotenza dell’ONU

L’Europa civile e democratica che si  basa a parole sui diritti umani, è impotente e complice attraverso il silenzio, la tolleranza, la complicità e l’approvazione della politica d’occupazione, della conseguente apartheid e della criminale violazione sistematica dei diritti umani da parte dell’”alleato” israeliano, seguendo la politica delle tre scimmie: “non vedo, non sento e non parlo” e scaricare ipocritamente sull’ONU la soluzione del problema con la ripetizione ridicola e noiosa dell’opzione “due Stati per due popoli” ma senza riconoscere lo Stato di Palestina. 

Lo Stato d’Israele, autoproclamatosi, è stato riconosciuto 75 anni fa, se l’Europa crede nell’opzione “due Stati per due popoli” perché non riconosce lo Stato di Palestina?

Sono centinaia le risoluzioni ONU e 87 quelle del Consiglio di Sicurezza ONU sul conflitto mediorientale e sui diritti del popolo palestinese, e la Comunità Internazionale e l’ONU non sono mai riusciti ad applicarne neanche una e costringere Israele al loro rispetto, Questa è una VERGOGNA e la dimostrazione che l’ONU, di fronte alla forza è impotente. 

Finché Israele continuerà ad essere trattato da figlio viziato del padrone, al di sopra di tutti e di tutto,  non si risolverà nessun conflitto e i  palestinesi, che lottano da più di un secolo per avere il diritto di tutti a vivere in pace e in libertà,  continueranno la loro eroica lotta, privati del sostegno dei governi asserviti a Israele ma godendo del sostegno, dell’appoggio e della solidarietà della maggioranza dei popoli del mondo.

I peggiori sionisti israeliani, come i fascisti Gallant. Ben Gvir, Smotrich e altri come loro, possono pure mostrare tutta la loro bassezza morale definendo i palestinesi come animali o cercando di eliminarli privandoli di acqua, cibo, elettricità, medicinali, come stanno facendo a Gaza. Possono dire e fare quello che vogliono, ma il popolo palestinese oggi più che mai, è deciso a proseguire la sua eroica lotta e continuerà a rivendicare i suoi legittimi e sacrosanti diritti alla vita. alla terra e alla libertà. 

I palestinesi che soffrono questa enorme ingiustizia e continuano a pagare il prezzo di crimini commessi da altri, affermano oggi come ieri che non si può parlare di pace senza giustizia, come non si può parlare di giustizia se si ignorano i diritti del popolo palestinese, prima di tutti il diritto all’autodeterminazione e il diritto al ritorno dei profughi cacciati dalle loro case durante la Nakba e la Naksa, e il diritto alla creazione del loro Stato libero, indipendente e sovrano, con continuità territoriale sulla loro terra e con Gerusalemme est sua capitale.

Tutti hanno il diritto all’autodeterminazione e alla libertà e l’unica soluzione possibile è la fine della maledetta occupazione.

Marwan Barghouthi, il Mandela palestinese in carcere ingiustamente da più di 20 anni, ripeteva: “il primo giorno senza occupazione è il primo giorno di pace”.

Evviva la pace!


* Yousef Salman è medico e Presidente della Comunità Palestinese di Roma e del Lazio dal 2017.

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