Street Art: strategie, propaganda, marketing

Raffaella Ganci*

Ovunque muri dipinti.
La Street Art riqualifica, rigenera.
La Street Art è salvifica.

Dostoevskij diceva che ‘la bellezza salverà il mondo’ Noi siamo profondamente convinti di questo. Ecco perché abbiamo puntato sulla street art come strumento per recuperare e valorizzare le aree degradate del territorio1. La dichiarazione è del sindaco di Montesilvano, uno dei tanti che cita Dostoevskij in relazione alla Street Art.

La bellezza salverà il mondo”. Il principe Myškin, ne L’idiota di Dostoevskij, non pronuncia mai questa frase. Sono alcuni personaggi del libro che gli pongono la domanda, lui tace, sempre. A rispondere sarà Mitja, uno dei fratelli Karamazov: “La bellezza è una cosa spaventosa e terribile, spaventosa perché non è definita, ma essa è indefinibile perché Dio ha posto solo enigmi. Qui gli opposti si congiungono e tutte le contraddizioni convivono.” 

Vandali

Citando, per sentito dire, esponenti politici e benpensanti autoproclamatisi difensori del bello, che, alleati nella lotta al degrado, decidono cosa sia adeguato e conveniente per i muri della città: ci si organizza per “sorvegliare e punire” con Nuclei Antigraffiti e per il Decoro Urbano. Si supportano associazioni varie: Antigraffiti a Milano, Angeli del Bello a Firenze, Retake a Roma, etc. etc.

Quegli stessi che gettano nei cassonetti le coperte degli indesiderati, che installano panchine anti-bivacco, che ritengono la solidarietà un reato, si scandalizzano alla vista di una scritta sul muro. Gridano “ai vandali”, riesumando i luoghi comuni dei vecchi libri di scuola, la visione romanocentrica che racconta una storia di parte e divide il mondo in buoni e cattivi. Con “vandalo” delimitano la soglia. Dentro la Street Art autorizzata che va tanto di moda. Fuori i Writers, i cattivi che scrivono sui muri e sui treni. 

I media fanno la loro parte, incapaci di compiere il salto dal comunicato stampa all’approfondimento. L’episodio più recente risale a dicembre. La “Gazzetta di Parma” pubblica la notizia dell’identificazione e della denuncia di un writer, “immortalato mentre imbrattava con una bomboletta di vernice spray il muro di un edificio in un borgo del centro storico2; qualche giorno dopo: “ci piace pensare che il misterioso Banksy oggi si aggiri per le strade a Parma3. Il giornalista si riferisce a uno stencil apparso su un palazzo storico che ospita una mostra sull’artista di Bristol. Due azioni identiche valutate con parametri diversi in base alla notorietà e al valore di mercato di chi si presume le abbia compiute. In seguito si ignora, o si preferisce omettere, che lo stencil prende le mosse dal “guerrilla marketing” utile a rilanciare, a basso costo e con il massimo impatto, un’operazione che da anni, pur sconfessata da Banksy4, gira per l’Italia.

È palese: l’etichetta “vandalo” dipende esclusivamente da fattori che convergono nel pragmatismo di mercato, politico ed economico. Il mercato valorizza e capitalizza assimilando i “segni” monetizzabili. Un altro esempio. Nel 2020 Trenitalia sigla un accordo di partnership con Lego Italia. Le vetture del treno regionale Rock si popolano di Super Mario & Friends formato gigante. Come dichiara a La Repubblica la direttrice Divisione Passeggeri regionale, il progetto, con treno e binario dedicati, mira a migliorare l’esperienza di viaggio5. Se a fare scritte e personaggi colorati è un writer interviene la Polfer. Identificato, al criminale si applica l’articolo 639 del Codice Penale -deturpamento e imbrattamento delle cose altrui -.

Eppure street artists oggi affermati e contesi hanno maturato sui vagoni il proprio stile. Il figurativo, l’astrattismo della Street Art sono un’evoluzione del Writing. Se nella New York degli anni ’70 i kids, come li chiamava l’Alinovi6, non avessero affiancato alle lettere figure e segni astratti, la Street Art probabilmente non sarebbe mai nata. Quella che oggi mantiene spontaneità, indipendenza, libertà di espressione deve molto di più al Writing che al Muralismo novecentesco nella misura in cui “infrange le regole del gioco”. Altrimenti, se “è tutta la città che diventa galleria d’arte, è l’arte che riscopre tutto un terreno di manovra nella città. Né l’una né l’altra hanno cambiato struttura, non hanno fatto che scambiare i loro privilegi7.

Prevale, invece, una narrazione semplificata, in cui i Writers rappresentano la costola rotta, i deviati disfunzionali, che mortificano la complessità storica e artistica. Alla creazione dello stigma non sono estranei alcuni di quegli artisti che, chiusa la porta dello studio, si sono riversati in strada intuendo che con la Street Art si poteva finalmente guadagnare qualcosa, a prescindere dal talento. Prendere le distanze da chi agisce autonomamente nello spazio pubblico conviene in un regime di politica securitaria. Si aderisce alla strategia del controllo che combatte il degrado e ripristina il decoro, alimentando la “narrazione estetica8 sulla “pubblica decenza9

Se ci si guarda in giro sembra abbia vinto il principio di “leggibilità massificata10. La Street Art, al contrario del Graffiti Writing, produce “testi2 per lo più semplici e accessibili a un vasto pubblico, un ‘prodotto’ multifunzione che, sdoganato dal “fenomeno Banksy”, si presta per attrarre turisti, far crescere il valore degli immobili11, riqualificare quartieri periferici, confezionare messaggi pubblicitari. 

Se non puoi battere il tuo nemico, fattelo amico

Nella relazione tra amministrazione della cosa pubblica e libera espressione creativa le pratiche di azione e reazione variano. I risultati non sono riconducibili a un modello unico e divergono per senso, finalità e implicazioni. Per capire le diverse dinamiche è utile una breve ricostruzione degli eventi.

Tra il 2008 e il 2011 i muri diventano campo di investimento politico ed economico. All’inasprimento delle pene da comminare a chi imbratta i muri, annunciato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il Ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, risponde adottando una strategia diversa. Per due anni consecutivi, nel 2008 e poi nel 2009, patrocina e supporta a Roma e a Milano una performance di writing nell’anniversario della caduta del muro di Berlino12. In un breve lasso di tempo viene organizzato un tavolo tecnico allo CNEL; l’anno seguente gli Stati Generali della Creatività Urbana riuniscono ACU, rappresentanti delle istituzioni, tra cui la stessa Giorgia Meloni, il responsabile politiche giovanili ANCI, docenti universitari, il vicepresidente nazionale di Confindustria13; si stanzia un milione di euro per quei Comuni che riserveranno spazi per la libera espressione artistica14; si incentivano i regolamenti comunali per definire termini e modalità per l’esercizio di bombolette e pennelli. La confusione tra Graffiti Writing e Street Art, usati erroneamente come sinonimi in diverse redazioni, è sufficiente per capire come sia stato fornito alla politica uno strumento che l’ha resa autocratica e indipendente in un settore in cui non ha alcuna competenza specifica. Chi in ambito istituzionale rappresentava Writing e Street Art ha marcato risolutamente il confine tra pertinenze storico-artistiche e politico-amministrative? L’applicazione dei regolamenti rimanda il più delle volte ad una collaborazione asimmetrica che lascia alla politica la facoltà di inclusione e di esclusione, l’attuazione del sistema centripeto della ‘disciplina’, la quale “funziona solo se isola uno spazio, se determina un segmento. La disciplina concentra, fissa, rinchiude. Il primo gesto della disciplina consiste nel circoscrivere uno spazio in cui i meccanismi del suo potere saranno dispiegati appieno e senza limiti15.

Panem et circenses

Il potere, oltre la disciplina, non disdegna la propaganda e l’intrattenimento. Panem (il murale) et circenses (promotori, brand, curatori, artisti). Cambiano i tempi non i metodi, caro Giovenale16. E quale luogo migliore da colonizzare, in cui piantumare murales, se non le case popolari? Le Amministrazioni elargiscono milioni di euro e plaudono insieme agli istituti preposti alla gestione dell’edilizia sociale. Germogliano musei a cielo aperto che riqualificano, secondo la vulgata, gli spazi e con l’Arte attraggono visitatori. Come se bastasse per il vestito vecchio la toppa nuova e per la cultura il solo turismo. I residenti, dal canto loro, raccontano una storia diversa di facciate fatiscenti, di disabili che vivono in stabili senza ascensore, di strade mai completate, di spazi verdi inesistenti o abbandonati, dell’illuminazione carente, dei liquami che alle prime piogge invadono vie e pianterreni. 

A quando riqualificazioni strutturali e infrastrutturali, biblioteche, teatri e cinema, campi sportivi, in cui il murale sia inserito come ultima tappa di un progetto a servizio della comunità, una sorta di certificazione di fine lavori?

Infine il mural advertising. I grandi brand, attenti alle tendenze del momento, hanno cominciato a sostituire i cartelloni tradizionali con le facciate dipinte. Non è una novità che un artista crei per un marchio. Depero, per citare uno degli esempi più noti, disegnò per Campari la bottiglietta troncoconica diventata un’icona. Nulla di male, quindi, a meno che non si sfrutti l’appeal della Street Art per avallare comunicazioni ingannevoli. Far passare su muro il messaggio che la pesca intensiva sia sostenibile o che le auto elettriche siano una panacea per l’inquinamento non fa onore né alla coerenza di quegli artisti che dichiarano battersi per un mondo giusto e pulito né, tanto meno, alla loro capacità di andare oltre lo slogan, considerato l’impatto di certi prodotti sui diritti umani e sull’ambiente17

Il mural advertising si è a tal punto moltiplicato a Milano che il Comune ha stabilito di applicare l’imposta pubblicitaria a tutti quegli interventi che promuovono un prodotto. Il mercato cavalca l’onda. La politica incassa dimenticando di verificare il Codice del Consumo18.

In questo panorama desolante emergono quegli artisti che antepongono il territorio e la comunità che lo abita alla propria opera. Sono quelli capaci di trasformare la commemorazione di un eccidio nazista in azione quotidiana di resistenza, di valorizzare un territorio recuperando il mito e la pedagogia della natura, di evidenziare le storture del sistema dalla Val di Susa al quartiere di Librino a Catania, di intervenire per stimolare la riflessione e il dialogo, di recuperare la memoria storica attualizzandola, di spronare a superare confini mentali e barriere culturali. 

E i Writer. Quelli a cui più che la durata del ‘pezzo’ importa l’istante dell’esecuzione, il processo di studio e di ricerca che l’ha preceduto, la reazione alle voci d’inciampo che un conflitto creativo può generare.


1 https://www.pescarapost.it/cultura/street-art-montesilvano-peeta-sottopasso-via-aldo-moro-opera/120707/
2 https://www.gazzettadiparma.it/parma/2021/12/19/news/lotta-ai-graffitari-illegali-dopo-mesi-di-indagini-preso-un-altro-imbrattatore-616273/?fbclid=IwAR21d-ARu_jOvcJ-3TehV8b-F4qwbWqUO4d3nihhQvTUfmzkmbnTIEXW4yY
3 https://www.gazzettadiparma.it/parma/2021/11/30/gallery/banksy-e-passato-da-parma-302990/
4 https://www.banksy.co.uk/shows.html
5 https://www.repubblica.it/economia/2020/08/02/news/trenitalia_e_lego_lego_italia_partnership_per_il_treno_super_mario-263507457/
6 Alinovi F., Arte di frontiera, in Francesca Alinovi, a cura di Bergamini M. –  Santi V., Milano 2019, Postmedia Books, p. 165 ss., part. 191 ss.
7 Baudrillard J., Kool Killer o l’insurrezione dei corpi, in Lo scambio simbolico e la morte, Milano 2015, Feltrinelli, pp. 90-98, part. 95 sulla differenza di scopo fra la pittura monumentale dei City Walls, promossi a New York tra i ’70 e gli ‘80 dalla City Wall Incorporated, e il Graffiti Writing. Braun-Reinitz J. –  ‎Weissman J., On the Wall. Four Decades of Community Murals in New York City, Jackson 2009, University Press of Mississippi.
8  Ascari P., Corpi e recinti: estetica ed economia politica del decoro, Verona 2019, Ombre Corte.
9 Pitch T., Contro il decoro: L’uso politico della pubblica decenza, Roma-Bari 2013, Laterza; Ead., Il decoro, ovvero: questo non è (era?) un paese per giovani, in Studi sulla questione criminale III, Roma 2011, Carocci, p. 13 ss. Vd. anche Bukowski W., La buona educazione degli oppressi. Piccola storia del decoro, Roma 2019, Alegre.
10 V. Spinazzola, Dopo l’avanguardia, Ancona 1989, Transeuropa, p. 6. 
11 https://st.ilsole24ore.com/art/arteconomy/2012-01-12/l-arte-strada-rivaluta-muri-073802.shtml?uuid=AazR35cE; Ardura A. – Sorando D., Città in vendita, Roma 2018, Red Star Press, part. P. 117 ss; https://www.internazionale.it/reportage/sarah-gainsforth/2020/05/07/roma-rigenerazione-effimera
12 http://www.inward.it/attivita/un-cubo-per-la-caduta-del-muro-di-berlino/; https://milano.repubblica.it/dettaglio/il-graffito-che-piace-a-palazzo-marino/1774604 
13 http://www.inward.it/attivita/stati-generali-della-creativita-urbana/ 
14 https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/07/28/la-triennale-per-writer.html?ref=search; https://www.forumpa.it/temi-verticali/lavoro-occupazione/giovani-energie-in-comune-finanziati-348-comuni-coinvolti-un-milione-di-under-35/  
15 Foucault M., Sicurezza, territorio, popolazione. Corso al Collège de France (1977-1978), Milano 2005, Feltrinelli, p. 45. Tulumello S. – Bertoni F., “Nessun decoro sui nostri corpi”: sicurezza, produzione di marginie movimenti indecoros*, in Tracce Urbane V, 2019, p.90 ss. https://core.ac.uk/download/pdf/223237382.pdf 
16 Giovenale, Satira X 81.
17 Vd. per esempio https://www.amnesty.it/auto-elettriche-vogliamo-una-batteria-etica-entro-5-anni/; https://our.fish/news/ending-overfishing-is-climate-action-scientist-statement-of-support/.
18 https://www.mise.gov.it/images/stories/impresa/consumatori/CdConsumo2012.pdf 


*Raffaella Ganci, attivista culturale indipendente nell’ambito dell’Arte Urbana.


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