Vent’anni da Genova

Gianni Rinaldini*

Allora ero Segretario Generale regionale dell’Emilia Romagna, ed ero presente perché tutti i componenti della Segreteria Cgil dell’Emilia Romagna a livello personale avevano aderito alle giornate di Genova.

Le giornate di Genova del 19, 20 e 21 luglio 2001 sono un ricordo indelebile di un passaggio che aveva alimentato nuove speranze ma che rapidamente intraprese il percorso della dissoluzione.

Mi riferisco al biennio 2001–2002 dove si determinò un positivo incrocio tra le questioni sociali e il movimento Internazionale del Social Forum.

Questo rappresentava una specificità della situazione del nostro paese che si dispiegò in quella fase con una molteplicità di iniziative:

  • scioperi e manifestazioni territoriali, regionali e nazionali dei metalmeccanici promossi dalla Fiom, per la democrazia e contro l’accordo separato di Federmeccanica con Fim e Uilm che non aveva alcuna validazione da parte dei lavoratori e lavoratrici;
  • le manifestazioni contro la guerra, le giornate di Genova e successivamente l’imponente manifestazione promossa dalla Cgil il 23 marzo 2002 contro l’abolizione dell’art.18;
  • il Social Forum Europeo che si svolse a Firenze.
La repressione militare

In questo contesto si colloca Genova e la repressione militare di quelle giornate. Le voci che circolavano negli ambienti della Cgil erano quelle relative a possibili incidenti nella giornata del 20 luglio, mentre non ci sarebbero stati particolari problemi per la manifestazione del giorno successivo, sabato 21 luglio.

Per questa banale ragione il mattino del 20 luglio 2021, prima di recarci al concentramento della Fiom e di altre associazioni, assieme ad alcuni compagni, ci recammo al porto di Genova dove era previsto un altro punto di incontro. Lungo il cammino per il porto, incrociammo, o meglio, vedemmo partire un gruppo consistente di Black Bloc, che non avevano nulla a che fare con i Cobas, e che distruggevano tutto quello che incontravano lungo il percorso che attraversava la città fino ad arrivare al carcere Marassi, dove si esercitarono con il lancio delle molotov. In una città militarizzata non si vide un solo poliziotto.

Potrei continuare nella mia testimonianza sulla tecnica utilizzata dai Black Bloc – sempre la stessa – per fare caricare dalla polizia i cortei dei manifestanti assolutamente pacifici, collocati nei diversi punti di ritrovo di quella mattinata. Quando arrivammo nel luogo di concentramento della Fiom e di altre organizzazioni, dove era presente lo stesso Agnoletto, lo informammo di quello che avevamo visto. Fu subito chiaro a tutti noi, perché troppo evidente, che era stata predisposta una trappola infernale e se c’erano stati eventuali accordi o affidamenti sullo svolgimento di quelle giornate, non dovevamo più fidarci.

È noto quello che è successo dal pomeriggio del 20 luglio con l’assassinio di Carlo Giuliani, al giorno successivo con la manifestazione nazionale, fino all’incredibile mattanza finale alla Diaz e Bolzaneto.

Uno dei momenti delicati fu la riunione della serata del 20 luglio, dove l’oggetto era la conferma della manifestazione nazionale o la sua sospensione, stante la situazione che si era determinata.

La riunione che vedeva la sola partecipazione delle Organizzazioni che facevano parte del Social Forum, tra cui la Fiom, si concluse con la conferma dello svolgimento della manifestazione.

Nel frattempo il Pds, con un comunicato ritira l’adesione alla manifestazione.

Un biennio particolare che poteva essere un nuovo inizio oppure una sorta di “una tantum” che si apriva e si esauriva rapidamente.

Una lettura che assegna alla repressione militare la ragione dell’esaurirsi di quel movimento la ritengo una sciocchezza.

In realtà, esaurito il collante dell’opposizione alla guerra, non c’è stata alcuna disponibilità a costruire un’analisi comune di quello che stava succedendo in un mondo totalmente cambiato.

Ridare un senso e un significato alla parola “sinistra”

Claudio Sabattini Segretario Generale della FIOM, nella relazione al congresso del gennaio 2002 descrive in questo modo la situazione

“…mi permetterete di sottolineare una cosa sicuramente poco discussa negli ambienti politici e intellettuali ma che credo sia il nodo sostanziale della situazione che stiamo vivendo. La nuova generazione operaia, impiegatizia, tecnica, i giovani che vengono inseriti nei modi più precari possibili nel mercato del lavoro, ebbene questa nuova generazione è la prima che vive integralmente e totalmente nel capitalismo come sistema sociale nel mondo a differenza della nostra generazione”

E ancora

“…. ora vedete è in questo senso ed è per questa ragione che la Fiom ha fatto ciò che ha fatto, ha partecipato alle manifestazioni di Genova e alle altre contro la guerra e i potenti del mondo, così come partecipa ai Social Forum e parteciperà al confronto su queste questioni generali a Porto Allegre”.

Quel tentativo, si diceva allora, di contaminazione tra le diverse organizzazioni ed esperienze che poteva essere la linfa vitale del Social Forum, non si rese possibile perché ogni Organizzazione, di Partito e o di struttura di movimenti, era più interessata ad utilizzare quella situazione per l’espansione della propria Organizzazione.

Mi pare doveroso ricordare che una delle poche interlocuzioni positive avvenne con Tom Benettollo, allora Presidente dell’Arci nazionale, che si poneva gli stessi problemi e interrogativi sul come dare seguito alle giornate di Genova. Non mancarono iniziative successive sia a livello nazionale sia internazionale, ma erano altra cosa rispetto a quella esperienza, tanto che a un certo punto le stesse riunioni tematiche del Social Forum Europeo, con relative manifestazioni che si svolgevano nei diversi Paesi europei, dalla Grecia alla Turchia, non avevano più senso, tranne l’aspetto turistico.

Lo stesso processo avvenne nel Sindacato, nel rapporto tra la Fiom e la Cgil dopo la manifestazione del 23 marzo 2002, con il ritiro da parte del Governo dell’abolizione dell’articolo 18. Le scelte successive della Cgil determinarono in forme diverse l’isolamento della Fiom, nella lotta per la democrazia e contro la precarietà. La Fiom partecipa assieme ad altre associazioni e al Prc – promotore – alla raccolta di firme per il Referendum sulla estensione dell’articolo 18 per tutti i lavoratori e le lavoratrici, abolendo lo sbarramento dei 15 dipendenti.

Il Referendum che si svolse il 15 giugno 2003, però non raggiunse il quorum del 50% + 1 degli elettori e risultò invalido (art. 75 della Costituzione).

La fotografia politica e sociale che ci consegna il voto del Referendum è impressionante, perché tutte le forze politiche più importanti, compreso il Pds, invitano i cittadini a non andare a votare e ad andare al mare.

L’oscuramento degli organi di informazione fu totale.

In sostanza: il rifiuto del confronto democratico sostituito dal puro e semplice sabotaggio sulla libertà di licenziamento nelle aziende sotto i 15 dipendenti.

Lo stesso Sergio Cofferati si impegna nella campagna referendaria sostenendo l’astensione al voto, mentre la Cgil, nella settimana che precede il voto referendario, invita a votare a favore dell’estensione dell’art.18.

L’esito di quel referendum spiega la deriva di questi ultimi decenni dove si è costruito un vero e proprio impianto legislativo di demolizione di ogni vincolo sociale.

Tutto è stato piegato e reso funzionale alle esigenze delle imprese, assunte come interesse generale.

La pandemia ha disvelato e accentuato tutte le fragilità sociali è la crisi evidente della stessa tenuta democratica del nostro paese.

In questa situazione, per il futuro di una Sinistra Europea non vedo scorciatoie né tanto meno penso alla riedizione di esperienze già consumate, dove personalismi e identità di organizzazione hanno comportato soltanto ulteriore frammentazione.

Per questo è necessario ripartire con la costruzione di un’analisi comune della situazione esistente a livello nazionale e internazionale e definire valori e programmi che diano un senso ed un significato allo stesso termine lessicale di “sinistra”.


* Gianni Rinaldini è Presidente della Fondazione “Claudio Sabattini”


Immagine in apertura articolo di Jörg Kantel da www.flickr.com

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