Voci contro l’assedio

Elena Pastre

Geraldina Colotti, Veronica Díaz, Gustavo Villapol, Voci contro l’assedio, Milano, Mimesis, 2022

Questo piccolo libro è un tributo alla verità, imperativo categorico dell’informazione. E’ un messaggio in bottiglia, lanciato al mondo nei frangiflutti della lotta di classe, che è lotta al capitalismo, all’imperialismo e al patriarcato. Un messaggio rivolto ai movimenti popolari, soprattutto a quelli dei paesi capitalisti, paralizzati da una propaganda che demonizza e mostrifica il processo bolivariano, e che impedisce una solidarietà militante su vasta scala. 

Senza la cappa di menzogne che circonda la nostra rivoluzione, infatti, considerando le proporzioni dell’attacco, multiforme, sistematico e crescente che essa subisce da parte dell’imperialismo, si sarebbe dovuta produrre, a livello internazionale, una mobilitazione simile a quella che, ai tempi dell’aggressione nordamericana al Vietnam, ha sostenuto il popolo vietnamita fino alla vittoria. Invece, dalla sinistra dei paesi capitalisti arrivano reticenze e imbarazzi, o addirittura supporto alle misure coercitive unilaterali che ci perseguitano. 

Il Venezuela è una “minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza degli Stati Uniti”, ha d’altronde dichiarato il “democratico” Obama per motivare le “sanzioni”. La minaccia dell’esempio, perché stava dimostrando che si può coniugare socialismo e sviluppo; sviluppo come ricerca della “massima felicità” possibile e non solo come aumento del Prodotto interno lordo. 

Uno sviluppo che andava stroncato subito, per evitare che, come già stava avvenendo, dimostrasse che esiste un’altra via dal capitalismo, e non solo per il Latinoamerica e per i Caraibi. E così, nonostante abbia organizzato 29 processi elettorali, il Venezuela non è mai abbastanza democratico per quelle democrazie borghesi nelle quali il popolo vota, ma non decide, e vota anche sempre meno, data la disaffezione da una politica dettata dalle grandi istituzioni internazionali.

Intanto, in realtà, nei paesi a capitalismo avanzato – come il libro in oggetto giustamente evidenzia – la borghesia va estendendo in modo pervasivo la sua “dittatura democratica”, basata sull’economia di guerra, il profitto per pochi e la società disciplinare. La legalità che impone, cozza contro la legittimità dei diritti basici, presentati come “benefici” da conquistare rendendo grazie al padrone, che ingrassa comprimendo i salari. Più parla di pace, regole e democrazia, più l’imperialismo prepara la guerra, viola le regole o costruisce istituzioni fittizie affinché avallino le proprie rapine e sequestrino persone in spregio delle norme internazionali. 

Ne è un esempio il sequestro a Capo Verde del diplomatico Alex Saab, di cui si parla in questo numero di “Su la testa” in modo più approfondito nella sezione “Materiali”. Accusato di aver venduto alimenti al governo bolivariano, Saab è rimasto vittima di una extraordinary rendition simile a quella messa in atto dagli Stati uniti dopo gli attentati dell’11 settembre contro i cosiddetti “combattenti nemici”. Per isolare e soffocare il “laboratorio bolivariano”, si perseguono anche gli internazionalisti, mediante “sanzioni” ad personam che, come nel caso di Geraldina Colotti (tra gli autori, appunto di Voci contro l’assedio), le impediscono di tornare a Cuba e in Venezuela.

Il libro è  costruito in forma di intervista: per mostrare, attraverso la voce di chi affronta in prima linea l’aggressione, la resistenza del popolo, organizzato e cosciente nel suo Partito Socialista Unito del Venezuela, il Psuv. Le compagne e i compagni interpellati descrivono e analizzano cosa vuol dire vivere ogni giorno sotto assedio.

 “Non ci sentiamo vittime, ma sopravvissute e sopravvissuti alla violenza”, dice Tania Diaz nella prima intervista . Le sue parole di giornalista in prima linea già al tempo di Hugo Chávez insieme all’attuale ministro di Cultura, Ernesto Villegas, inquadrano in prospettiva storica la portata dell’assedio, denunciato dal Venezuela presso tutti gli organismi internazionali. Le altre voci del libro spiegano i costi dell’assedio sopportati con coraggio da tutti quei settori che difendono il socialismo bolivariano e non vogliono più tornare indietro. Le donne – dicono Maria León, Carolys Pérez e Sandra Oblitas – sono la colonna portante della resistenza. Nutrono il socialismo bolivariano, e accompagnano l’azione del presidente Nicolas Maduro come hanno accompagnato quella del Comandante. 

Adan Chávez, Jesus Farias, Eduardo Piñate, Freddy Bernal, William Castillo, Ricardo Molina, descrivono l’assedio sul piano economico, militare, culturale, simbolico e anche ecologico. Le loro voci richiamano quella di Chávez nei suoi discorsi rivolti ai movimenti internazionali. Concludendo quello pronunciato al Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre, il 26 gennaio del 2003, dopo aver spiegato “la proposta ideologica del bolivarianismo rivoluzionario” e la resistenza al golpe dell’11 aprile 2002, il Comandante disse: “Per questo, compagni, compatrioti, amiche, amici e fratelli d’America e del mondo, abbiate la certezza che lotteremo con tutte le nostre forze, tutti i giorni e tutte le notti, perché oggi diciamo al Venezuela: non possiamo scegliere tra vincere e perdere, siamo costretti a vincere e certamente vinceremo”.

Ecco, con lo stesso spirito e con la medesima ferma convinzione, questo piccolo libro invita a gettare il cuore oltre l’ostacolo, a difendere la verità del Venezuela unendosi, contro il nemico comune, nella diversità. E’ per questo che ne consigliamo la lettura.

Elena Patre

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